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Braccio di ferro su Tfr e decontribuzione

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Le differenze si sono ridotte su gradualità, Tfr e decontribuzione. LA RIFORMA — L'emendamento approvato dal Consiglio dei ministri prevede l'innalzamento del limite di età (65 anni per gli uomini, 60 per le donne) e del tetto contributivo (40 anni) a partire dal 2008. L'obiettivo è quello di ottenere un risparmio della spesa previdenziale pari almeno allo 0,7% del Pil all'anno. GLI INCENTIVI — Dal 2004 sarà possibile restare in servizio anche dopo aver maturato i requisiti dell'anzianità. In cambio si riceverà una busta paga più pesante fino al 32,7%. L'opzione interesserà i dipendenti privati. I DISINCENTIVI — Fino al 2015 resteranno in vigore i vecchi limiti per il trattamento di anzianità (35 anni di contributi, 57 di età). Ma chi andrà in pensione riceverà un assegno più leggero calcolato in base ai contributi effettivamente versati. LA CONTROPROPOSTA — I sindacati hanno messo a punto un testo organico (welfare e sviluppo) suddiviso in quattro priorità: separazione tra spesa per la previdenza e per l'assistenza, armonizzazione dei contributi fra lavoratori dipendenti, autonomi e co.co.co, conferimento volontario del Tfr ai fondi pensione e introduzione della fiscalizzazione di alcune voci in sostituzione della decontribuzione di 3-5 punti per i neo-assunti. INNALZAMENTO DELL'ETÀ MINIMA — La Cisl propone di reintrodurre il doppio requisito (età e contributi). In base al sistema della «quota» il lavoratore andrebbe in pensione a patto che la somma dell'età e dei contributi risulti pari almeno a 92. IL NODO DA SCIOGLIERE — Il confronto si gioca sull'aumento al 20% delle aliquote contributive degli autonomi richiesto dai sindacati su cui il governo non intende fare concessioni. An. Pen.

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