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Oggi a Palazzo Chigi difficile confronto sulle pensioni

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L'ultimo incontro nell'ottobre scorso provocò la rottura sull'emendamento governativo del 2008

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L'obiettivo è di far ripartire il confronto interrottosi otto mesi fa. Ma se per il Governo base di partenza della discussione deve essere la delega presentata in Parlamento, per Cgil-Cisl-Uil questa deve essere accantonata, per aprire invece una partita più vasta, che affronti tutti gli aspetti dello stato sociale. Protesta duramente, intanto, l'Ugl esclusa dalla convocazione: «Palazzo Chigi così calpesta il dialogo sociale». Strada in salita, dunque, anche se da Udc e An alla vigilia ieri sono arrivati segnali di apertura: «Potremmo anche ritirare la delega - ha detto il ministro per le Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione - a patto che ci sia una proposta che ci garantisca la soluzione del problema». E il ministro delle Politiche Agricole, Gianni Alemanno: «Sono convinto che la proposta del Governo possa essere modificata e che un terreno di incontro ci sia». Mantiene invece la linea dura il presidente della Confindustria, Antonio D'Amato: «Le riforme sociali vanno fatte. E vanno fatte senza continuare con questi estenuanti bracci di ferro che creano conflittualità inutile senza affrontare le questioni nel merito». L'ultimo incontro tra Governo e sindacati sulle pensioni risale al primo ottobre scorso, quando a Palazzo Chigi furono illustrati i contenuti dell'emendamento dell'Esecutivo alla delega: quello che prevede che dal 2008 si potrà andare in pensione solo con 40 anni di contributi. Un incontro che seguì di poche ore il messaggio a reti unificate in cui il premier Silvio Berlusconi spiegò la necessità della riforma e al quale non parteciparono né il leader della Cgil Guglielmo Epifani né quello della Cisl Savino Pezzotta. Non riprese dunque il confronto che si era interrotto il 17 aprile, quando i sindacati presentarono al ministro del Welfare Roberto Maroni le loro proposte di modifica della delega. Richieste - accusano Cgil, Cisl e Uil - rimaste fino ad oggi senza risposta. Ora, all'appuntamento di questo pomeriggio il fronte sindacale arriva più compatto che mai, forte del successo della manifestazione di sabato scorso. Il Comitato esecutivo della Cisl, riunitosi ieri, ha affidato «il più ampio mandato alla segreteria confederale a procedere unitariamente, con Cgil e Uil, ad ogni opportuno approfondimento per giungere a una posizione unitaria sui temi che verranno discussi nell'incontro di domani a Palazzo Chigi». E per la confederazione guidata da Pezzotta «una trattativa credibile è possibile solo a due condizioni: il Governo - ha spiegato il segretario confederale Pierpaolo Baretta - deve essere disponibile a sostituire l'emendamento attuale con uno che corregga l'intera delega, sulla base delle proposte sindacali, e ad affrontare un negoziato che vada oltre le pensioni e si occupi di stato sociale». Ribadito, inoltre, il «no» alla decontribuzione e quello a ipotesi di gradualità dell'innalzamento dell'età pensionabile. Se il confronto decollerà, dunque, nei prossimi giorni Cgil, Cisl e Uil tenteranno di arrivare a una proposta unitaria. Per la parte pensioni, sulla base delle posizioni espresse finora, i capisaldi dovrebbero essere questi: l'armonizzazione delle aliquote contributive, portando quella di autonomi e parasubordinati almeno al 20%; la separazione tra previdenza e assistenza; il silenzio-assenso per il Tfr; agevolazioni fiscali per i fondi contrattuali e un meccanismo che garantisca il loro rendimento; la defiscalizzazione di alcuni oneri sociali al posto del taglio dei contributi previdenziali per i neo assunti. E poi, se necessario, dopo la verifica nel 2005, eventuali strumenti che favoriscano l'innalzamento dell'età pensionabile: ma mettendo in campo incentivi diversi dal superbonus in busta paga (il 32,7% dei contributi previdenziali esentasse), evitando di andare ad intaccare il monte contributivo dei lavoratori.

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