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«AN è un partito moderato, moderato.

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Attorniato da cineoperatori e fotografi, Storace ha presentato alla stampa il simbolo dell'Associazione per la Lista Storace, un cuore con tre strisce verticali: verde, bianco e rosso. «Moderato - secondo Storace - significa usare tonalità che sicuramente sono quelle in cui si rispecchia il popolo, ma non significa far venir meno l'intransigenza ed i valori. È un'altra cosa rispetto all'estremismo che qualcuno vorrebbe attribuire a chi solleva problemi». Alle domande su un eventuale «patto» tra Casini e Fini, Storace ha replicato: «Spero che sia tra Fini, Casini e Berlusconi e che sia questo il grande patto a cui dobbiamo far guardare l'Italia». In riferimento alle questioni di politica interna al partito, Storace ha aggiunto: «Visto che pare che non ci sia spazio per il congresso, questo non ci esime dal portare la discussione sul ruolo e l'identità della destra nel paese. Oggi qui a Napoli vi è l'estensione territoriale di questa associazione che serve a discutere con la società sulle linee e le strategie per il futuro della destra nel paese». Il presidente della Regione Lazio ha sottolineato che «il partito deve essere fiero che ci sia questa passione politica che stiamo preoccupandoci di esprimere. La destra è una cosa grande in Italia e dobbiamo rafforzarla sempre di più senza dismettere i valori. Non si può lasciare spazio ad ipotesi di nostalgie, non albergano in noi». Quindi Storace ha ribadito: «Noi vogliamo essere semplicemente quel che abbiamo deciso di essere a Fiuggi. Lì abbiamo dato vita a una destra democratica ed abbiamo voluto dare un messaggio di modernità. In quel messaggio vogliamo restare. Spero che non ci sia nessuno che voglia espellere sostanzialmente dal cuore del partito tutta questa gente. Io non contesto il diritto di mutare opinione, pretendo che ci sia rispetto per chi l'opinione la mantiene». Sempre ieri, in mattinata a Roma, Storace ha fatto una messa a punto sulle riforme istituzionali e il federalismo: «Credo - ha detto - che le regioni finora siano state coinvolte in modo inadeguato». Sulla devoluzione contenuta nel ddl di riforma federalista dello Stato approvato dal governo «registriamo un confronto istituzionale non all'altezza, come ci sarebbe voluto, fra regioni e governo. Al di là del giudizio sulla devoluzione, sui cui contenuti attuali manifesto una forte e personale riserva, ritengo sia apprezzabile la volontà del governo di procedere ad una vera riforma federalista dello Stato. Penso tuttavia che sarebbe stato giusto coinvolgere prima le regioni e gli enti locali perché direttamente interessate». Ha quindi auspicato che ci possa essere spazio per una discussione in Parlamento sul Senato federale, «che rischia di non essere rappresentativo delle realtà territoriali».

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