Una battaglia per conquistare il titolo di «alleati»
Mignano Montelungo - pochi chilometri a sud di Cassino - fu teatro, l'8 dicembre 1943, di un evento che favorì, nel dopoguerra, l'inserimento dell'Italia nel novero delle nazioni libere, alleata degli Stati Uniti, inserita nell'Alleanza Atlantica e nel patto militare che ne costituiva la base, Paese firmatario dell'accordo che diede vita alla Comunità europea. Esattamente tre mesi prima era stata resa di dominio pubblico la firma dell'armistizio, in un clima di confusione e sbandamento che non prometteva nulla di buono. Il re e il governo avevano abbandonato Roma per trasferirsi a Brindisi. Il primo ministro Badoglio aveva cercato fino all'ultimo di rinviare l'annuncio e (in un colloquio tempestoso con il generale Maxwell Taylor) aveva declinato ogni responsabilità riguardo alla difesa di Roma. Dwight Eisenhower, comandante supremo delle truppe alleate, aveva le sue buone ragioni per diffidare degli italiani. La sfiducia americana nei confronti dell'Italia poggiava su basi e ragioni concrete. Soltanto il 13 ottobre il governo italiano s'era deciso a dichiarare guerra alla Germania, cercando di porre fine all'anarchia che aveva regnato in quelle ultime drammatiche settimane. Ma, intanto, si era costituita al nord la Repubblica sociale che - di fatto - spaccava il Paese in due. Dopo la scelta di campo compiuta (sia pure in ritardo) dal governo di Brindisi era stata avviata una trattativa con i nuovi alleati perché le truppe regolari italiane potessero partecipare alle operazioni belliche contro i tedeschi. Ma passarono altri due mesi prima che il progetto avesse una pratica realizzazione. Soltanto il 14 novembre il comando della V Armata accettò che un'unità militare italiana fosse aggregata alle operazioni belliche, con l'intesa che avrebbe avuto il battesimo del fuoco soltanto dopo un congruo periodo di verifica e di addestramento. Fu scelto il Primo Raggruppamento motorizzato dell'Esercito Italiano, al comando del generale Vincenzo Dapino, di stanza a Brindisi. L'unità era composta di cinquemila uomini, ed era formata dal 67° reggimento fanteria, dall'11° reggimento artiglieria motorizzato, dal V Battaglione controcarro, dal 51° battaglione Bersaglieri da un battaglione del genio, da una sezione carabinieri e da unità dei servizi. Le sorti della Campagna d'Italia si giocavano sulle linee di resistenza predisposte dai tedeschi. La prima di queste linee partiva dalla riva destra del fiume Volturno, partendo dalla sua foce sul Tirreno e passando di fronte a Caiazzo, Telese, Campobasso per proseguire verso Termoli sulla costa adriatica. Questa linea venne superata dagli americani tra il 12 e il 13 ottobre a Caiazzo, poco sopra Caserta. La successiva linea di resistenza era la Linea Barbara che, partendo da sud di Vasto sull'Adriatico si ricongiungeva con la Linea Bernhard a Colli al Volturno per distaccarsene a Venafro e continuare a sud del fiume Garigliano, sino a terminare all'altezza di Mondragone sul Tirreno. La linea Bernhard partiva dalla foce del Garigliano, passava per Mignano e proseguiva per Colli al Volturno. Toccava Palena e arrivava all'Adriatico. Qui gli americani (il 15 novembre) furono bloccati dalle forze tedesche. Punto di forza della Linea Bernhard, che precedeva di pochi chilometri a sud la Linea Gustav, era la stretta di Montelungo, attraverso la quale passava la statale Casilina. Montelungo si trova al centro di due importanti rilievi montuosi, i massicci del Camino e del Sammucro. Il comando tedesco riteneva la Linea Bernard più favorevole alla difesa di quanto lo fosse la retrostante Linea Gustav. Nei piani degli alleati lo sfondamento della linea d'inverno germanica (Winter Line), era suddiviso in tre fasi: forzare il fronte destro tedesco attestato sul massiccio del Camino, conquistare le posizioni tedesche, sfondare al centro lungo la Casilina. Preso il monte Camino il generale Clark decise di sfondare la linea con un attacco simultaneo che investisse sia Montelungo che il Monte Sammu