Al via il gran duello sul «lodo Schifani»
Domani mattina infatti, davanti ai giudici della Consulta, si terrà a partire dalle 9.30 l'udienza pubblica sulla questione di legittimità costituzionale delle norme che sospendono i processi a carico delle cinque alte cariche dello Stato. Un caso sollevato alla fine dello scorso giugno dalla prima sezione penale del Tribunale di Milano nell'ambito del processo stralcio per la Sme, a carico del solo Silvio Berlusconi accusato di corruzione in atti giudiziari. Le nuove norme approvate lo scorso giugno dal Parlamento alla vigilia dell'inizio del semestre di presidenza italiana della Ue, secondo i giudici milanesi, contrasterebbero con diversi articoli della Costituzione: a cominciare da quelli che sanciscono i principi dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e della ragionevole durata dei processi. Domani a prendere la parola in apertura sarà il giudice relatore del «caso» davanti alla Consulta, Francesco Amirante, magistrato di Cassazione. Mentre all'altro relatore, Annibale Marini, toccherà affrontare l'aspetto che riguarda la vicenda del termine di applicazione di uno dei giudici a latere del collegio milanese, Guido Brambilla, che scade il 9 gennaio. Una questione che però, alla luce della sentenza già pronunciata due settimane fa a carico degli imputati dell'altro troncone del processo Sme, è destinata a perdere di interesse. Anche se la Corte costituzionale dovesse dichiarare illegittimo il "lodo Schifani" e quindi far ripartire il processo a carico di Berlusconi, infatti, a giudicare dovrà essere un collegio rinnovato nella sua composizione. Concluso il compito dei relatori, toccherà poi agli avvocati delle parti difendere le diverse posizioni in campo: Gaetano Pecorella e Niccolò Ghedini per Berlusconi; Giuliano Pisapia, Alessandro Pace e Roberto Mastroianni per la Cir Spa (parte civile al processo); l'Avvocato dello Stato Oscar Fiumara in rappresentanza della Presidenza del Consiglio a difesa delle norme impugnate. Terminata l'udienza pubblica, i giudici della Corte costituzionale si riuniranno in camera di consiglio per il «verdetto». Poi, i relatori dovranno stendere le motivazioni della sentenza che il collegio dovrà approvare. Una procedura che potrebbe concludersi in pochi giorni, anche se i tempi medi di decisione della Consulta sono 60 giorni, termine entro il quale in genere viene depositata la sentenza. Così, non è escluso che la decisione, o almeno la sua ufficializzazione, possa slittare anche all'inizio del prossimo anno. Comunque, entro il 23 gennaio, quando l'attuale presidente Riccardo Chieppa dovrà lasciare la Consulta per scadenza del mandato. Tempi che andrebbero così ad intrecciarsi con un altro impegno della Corte sul «lodo Schifani»: l'ammissibilità del quesito referendario presentato da Antonio Di Pietro, che proprio nei giorni scorsi ha superato il vaglio delle firme in Cassazione. Entro il 20 gennaio i giudici costituzionali dovranno riunirsi in camera di consiglio per decidere se si terrà il referendum sulle norme che sospendono i processi per le alte cariche dello Stato.