Sindacati e sinistra in corteo contro il governo

Cgil, Cisl e Uil, grazie alle loro «macchine» organizzative dispendiose ma ben rodate hanno riempito a suon di flotte di pullman e treni speciali le strade di Roma di manifestanti. Sui numeri come al solito c'è contrasto: era stato annunciato un milione di persone e le valutazioni vanno dalle 200-250mila secondo la Questura fino all'1,5 milioni degli organizzatori. I sindacati hanno confermato che non vogliono la riforma Maroni del sistema pensionistico e che se il governo non cambierà strada la mobilitazione continuerà. I partiti dell'opposizione si sono accodati, chiedendo in pratica tutti, con toni più o meno differenziati, le stesse cose: no alla riforma, no al governo. Dal palco allestito a Piazza San Giovanni, illeader della Cgil Guglielmo Epifani ha avvertito il governo che «se vuole andare avanti la protesta continuerà e si allargherà mentre invece sarebbe bene per il Paese, per il suo futuro, per evitare il rischio del declino, che il governo ascoltasse un suggerimento: si fermi e cambi radicalmente la linea politica, economica e sociale». Per la Cgil infatti non va la legge finanziaria, non va la politica dei redditi, non va una politica che strozza gli enti locali, non va il calo delle spese di welfare, non vanno i tagli al sistema sanitario, non va ovviamente la «controriforma delle pensioni che stravolge la riforma Dini», non va la riforma Gasparri. Il segretario generale della Cisl Savino Pezzotta ha attaccato frontalmente «la riforma messa a punto dal governo» perché «oltre che essere iniqua, taglieggia sia i padri che i figli». «Il governo - ha detto Pezzotta - ha deciso di intervenire drasticamente sulle pensioni per far reggere una finanziaria basata sui condoni e priva di forti misure per lo sviluppo. È evidente la volontà di far pagare ai lavoratori i costi di una inefficace politica economica». Quindi, ha avvertito che «in una democrazia un governo non può ignorare un milione e mezzo di persone». Luigi Angeletti, il leader della Uil, ha affermato che nel suo discorso televisivo sulle pensioni Berlusconi ha detto solo bugie, che non si possono penalizzare i cittadini e ha aggiunto che quella riforma non passerà. Particolarmente nutrita la rappresentanza della Quercia, in prima fila con i suoi leader più rappresentativi: Fassino, D'Alema, Veltroni, Bassolino, Angius. Né poteva mancare l'ex leader della Cgil Sergio Cofferati che ha raccolto molti applausi. Fassino ha chiesto «un radicale cambiamento della politica economica del governo», in modo che «finalmente ci sia una politica per lo sviluppo visto che quella finora perseguita dal centrodestra non corrisponde alle esigenze del Paese». Per la Margherita ha partecipato Rutelli il quale, sì è mostrato profondamente pessimista. «Non ci sono speranze per l'economia italiana», ha detto, aggiungendo fra l'altro: «Ci affidiamo alle forze sindacali, e attendiamo con grande fiducia la loro iniziativa e la loro proposta». Francesco Giordano, capogruppo del Prc alla Camera, ha chiesto che il governo ritiri la sua riforma delle pensioni e cambi l'impostazione della politica economica. D. T.