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La destra ha già trovato l'anti-Mussolini Giorgia Meloni, 26 anni: «Siamo un partito di base, riscopriamo l'orgoglio»

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Laureata in medicina l'una, laureanda in scienze politiche l'altra. Deputata alla quarta legislatura l'una, consigliere provinciale per una consiliatura l'altra. Hanno in comune ben poche cose Alessandra Mussolini e Giorgia Meloni. Ma una («Ggiorggia», come la chiamano) è destinata a prendere il posto dell'altra. «Alessandra se ne va? E noi c'abbiamo l'anti-Mussolini», ripetono i dirigenti del partito. Sarà? Di certo due sere fa Gianfranco Fini se l'è portata a «Zona rossa», la trasmissione di Marco Taradash su Retequattro. L'ha lanciata, l'ha ascoltata quando è intervenuta e poi le ha dato ragione nel successivo intervento. Insomma, sempre più dirigenti scommettono su di lei. E scommettono proprio per le differenze con la Mussolini. Lei, Alessandra, della Nomentana, scuole private da ragazza, un cognome pesante sulle spalle. L'altra, Giorgia, della Garbatella, zona popolare di Roma, zona rossa. Scuola pubblica e diploma in lingue. Bionde tutt'e due, occhi chiari tutt'e due (in televisione conta sempre: verdi Alessandra, azzurri Giorgia), sanguigne tutt'e due, e in politica conta eccome. Più di un leader di An vede nella Meloni il volto nuovo da lanciare nell'agone della politica nazionale, soprattutto perché la nipote del Duce ha detto chiaramente che vuole lanciare un soggetto politico che parlerà al femminile e guarderà ai giovani. Non è quindi un caso che si pensa proprio alla Meloni: è donna ed è giovane. Per il momento Giorgia pensa a candidarsi ad una sola cosa: la leadership di Azione giovani, il movimento dei ragazzi di An. È uno dei quattro reggenti nazionali, anche se la sfida, al congresso dell'organizzazione (che dovrebbe tenersi a gennaio), si ridurrà a due. La Meloni dovrà vedersela, outsider a parte, con Carlo Fidanza, il centravanti della Destra sociale. Se dovesse vincere raggiungerebbe un risultato storico, la prima donna alla guida di un movimento juniores di destra. Ma la giovane ex consigliere provinciale di Roma ha già capito come va il mondo: «La Mussolini? Non credo che ci sarà l'emorragia di voti che dicono - risponde secco -. Lei ha fatto delle battaglie non proprio in linea con i nostri valori di riferimento. Mi riferisco in particolare all'ultima sua uscita prima di quella dal partito: a favore del riconoscimento delle coppie di fatto». Aggiunge la Meloni: «E poi basta con queste posizioni non femminili, ma femministe come le quote panda da assegnare alle donne nelle liste elettorali». Giorgia non si aspetta contraccolpi, anzi: «Possiamo crescere, l'importante adesso è concentrarci sui veri problemi della gente. Noi siamo un partito di base, dobbiamo ritrovare il nostro orgoglio e fare in modo che pure la vecchietta che va in giro per il quartiere sotto le elezioni a distribuire i volantini per noi possa trovare validi motivi per battersi per An, possa e debba ritrovare la forza e la volontà di darsi da fare. Ecco, questo è quello che conta. Io candidata? Incredibile a dirsi ma davvero non ci penso alle elezioni. Deciderà il partito».

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