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di FILIPPO MARFISI LONDRA — Romano Prodi finisce sotto accusa.

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A lanciarla, attraverso le colonne del The Guardian, il sottosegretario per gli affari europei al ministero degli esteri britannico Denis MacShane, di ritorno dai vertici di Napoli e Roma. Il collaboratore del ministro Jack Straw al Foreing Office, senza mezzi termini, ha accusato Prodi di pensare più alle questioni politiche italiane, che a quelle della Comunità. In sostanza, MacShane lascia intendere che il Professore bolognese si sta preoccupando più della eventuale sfida per Palazzo Chigi con il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che alla questioni europee. «Non è accettabile che la commissione abbia un presidente che non si dedica appieno alle questioni dell'Europa, ma che invece è visto come un leader dell'opposizione in esilio - ha dichiarato MacShane - Prodi, per questo, farebbe bene a dimettersi e a lasciare l'importante e delicata carica che ricopre. E' sotto gli occhi di tutti che egli sia distratto dal futuro scontro elettorale con Berlusconi. Tanto vale, a questo punto, che si dedichi a questa battaglia e il suo ritorno in Italia, tra l'altro, sarebbe completamente comprensibile - ha aggiunto MacShane, da sempre uno dei più caldi sostenitori all'ingresso dell'Inghilterra nella moneta unica e tra coloro che auspicano un pieno coinvolgimento della Gran Bretagna in Europa». Non si è fatta attendere la reazione da Bruxelles. Prodi ha affidato al suo segretario particolare Vignalutti la replica all'accusa che gli è arrivata dritta dall'altra parte della Manica. «Il presidente Prodi - ha detto il portavoce - si dedica al 100 per cento ai suoi doveri alla guida della Commissione Europea, come egli ha messo in chiaro in molte occasioni. Sembra sorprendente che il signor MacShane non sia consapevole dell'impegno appassionato del presidente e i fatti depongono in favore del presidente. Crediamo che si sia trattato di un giudizio superficiale, che si è basato su considerazioni dettate da altro, anziché da fatti concreti». Ma tant'è. L'esternazione del vulcanico MacShane - appena qualche giorno fa dallo Sheffield Star, ha dovuto chiedere scusa all'intera comunità Musulmana presente nel Regno Unito, che il collaboratore di Straw, ha accusata di sostenere i terroristici islamici e di avere delle simpatie per la rete di Al Qaeda - pare davvero voglia andare ad allargare una falla che, ultimamente, si fa fatica a tenere nascosta a Bruxelles. MacShane, insomma, avrebbe avuto il coraggio di dire quel che altri vedono ma che tacciono. Probabilmente per convenienza. Tanto vale soprattutto in questo momento alquanto delicato in cui si stanno cercando equilibri politici nelle difficili scelte che i paesi del vecchio Continente si trovano a dover affrontare nell'immediato futuro. Prova ne è che appena qualche ora dopo l'uscita dell'intervista sul Guardian - quotidiano che, tradizionalmente, è vicino alla sinistra britannica ed europea in generale, Dowining Street ha preso immediatamente le distanze dalla dichiarazione dal sottosegretario del Foreign Office. «MacShane ha parlato a titolo personale», ha comunicato ai media uno dei più stretti collaboratori del Primo Ministro Tony Blair, che si è ben guardato dall'entrare direttamente nella questione, che tocca da vicino Prodi, con il quale l'attuale inquilino del numero 10 ha rapporti di profonda amicizia. «Il sottosegretario ha reso pubblica una sua considerazione, che il governo inglese non condivide affatto. Al presidente Prodi noi riconosciamo invece di aver portato avanti un ottimo lavoro».

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