INSORGE ANCHE L'OPPOSIZIONE

L'attacco di Bossi non è stato molto gradito. «Leggo con piacere nei comunicati del ministro Bossi che, se non verrà il federalismo, sarà secessione dura - ha detto il vice presidente del Senato e coordinatore delle segreterie della Lega Nord, Roberto Calderoli -. Mi auguro che il federalismo passi, ma faccio mio il detto latino "si vis pacem, para bellum". Il solo parlare di secessione, soprattutto a Roma, fa diventare federalisti anche i sassi». «Bossi usa un linguaggio forte e dai toni eccessivi, ma ci ricorda che in Italia è alla ribalta una nuova questione settentrionale» è stata la reazione di Francesco Giro, responsabile nazionale di Forza Italia per i rapporti con il Mondo cattolico, per il quale «il Nord ha sempre assicurato sviluppo, produttività e ricchezza, ma per continuare a svolgere positivamente il suo ruolo di motore propulsore dell'economia nazionale ha bisogno di riforme vere come quella federalista». Piena bocciatura, invece, da parte del presidente dei deputati di An-Udeur, Pino Pisicchio, per il quale le parole pronunciate da Bossi sono «xenofobe e ottusamente antireligiose». Ma la maggior parte delle reazioni sono giunte dall'opposizione. Per Rosy Bindi (Margherita) ieri in visita con la commissione Affari sociali della Camera al centro di accoglienza di Lampedusa, «le dichiarazioni di Bossi sugli immigrati e la Chiesa non sono degne di un Paese civile ed europeo». Indignato per le affermazioni sugli immigrati anche il verde Cento, che esorta Bossi a chiedere scusa o a dimettersi. Per Marco Boato, deputato dei Verdi e capogruppo del gruppo Misto alla Camera, «le dichiarazioni sulla secessione da parte del ministro Umberto Bossi, che aveva giurato fedeltà alla Costituzione all'atto della sua nomina, rappresentano un vero e proprio attentato alla Costituzione». St. Mor.