An, rinviata a gennaio l'assemblea nazionale
Fini: «Spiegherò quale sarà il nuovo partito, ma guardiamo avanti e diamo risposte alla società»
Risponderà a Francesco Storace e ai militanti di An che si sono radunati all'Hotel Hilton l'altra sera. Ma non lo farà all'assemblea nazionale convocata per il 23 dicembre. Che, anzi, non ci sarà quel giorno. Il presidente di An sta per rinviarla a gennaio (e sarà di due giorni), accogliendo una richiesta che gli aveva formulato un gruppo di deputati nella mattinata di ieri, che affermavano in una lettera: «Francamente non ci sembra una cosa seria riunirci in fretta e furia, con i regali in mano, il 23 dicembre. Si finirebbe ad ascoltare prima Fini, poi Storace e poi tutti a casa. Crediamo che servano addirittura due giorni per parlare di tutto, del passato ma anche, soprattutto, del futuro». Fini parlerà. E che cosa dirà? Probabilmente non lo sa nemmeno lui. Di certo negli ultimi giorni il leader della destra italiana s'è reso conto dello strappo che hanno provocato nella base le sue frasi pronunciate a Gerusalemme e l'interpretazione data dai media nei passaggi su fascismo e Repubblica di Salò. Ma è anche vero che il vicepresidente del Consiglio non vuole rimanere imbrigliato nel dibattito fascismo sì, fascismo no. «Guardiamo avanti - ha detto ai suoi in questi giorni - siamo al governo del Paese, siamo al governo e dobbiamo dare risposte alla società». Insomma, Fini non ha alcuna intenzione di tornare indietro, ma pensa ad accelerare. Ad andare oltre. Ma prima sarà chiarito un punto: «Tutto quello che ho detto o fatto era nel solco di quanto deciso a Fiuggi nel '95. Abbiamo chiuso con la divisione fascismo-antifascismo, è tutto consegnato alla storia. Ora guardiamo ai problemi del presente e alle risposte da dare». In questi giorni ha parlato a lungo con i suoi. Con quelli a lui molto vicini, ma anche con quelli con i quali non parlava da molto tempo. Per esempio con un ex missino come Roberto Menia che gli ha scritto una lunga e appassionata lettera. O con un ex democristiano come Publio Fiori, elogiato più volte in pubblico, e chiamato a via della Scrofa al vertice di lunedì sera. E poi ci sono i colonnelli. Tornato in auge Maurizio Gasparri, che parla spesso con il vicepremier al telefono. Ieri Fini ha viaggiato in aereo con Ignazio La Russa da Roma a Catania, dove ha inaugurato i giochi militari. E non a caso, proprio nel capoluogo etneo il coordinatore del partito ha detto: «Non è pensabile che ci dividiamo su un periodo storico che ci ha fatto abbondantemente discutere quando abbiamo fondato il partito». Nelle parole del leader ci sarà qualcosa di destra ma non ci saranno aperture ai nostalgici, non ci saranno discorsi rivolti al passato: «Non è questo che ci chiedono gli italiani, che si attendono da noi che cambi il Paese», ha tagliato corto il leader. E proprio alla verifica, al rimpasto, al cambio di rotta del governo che in queste ore Fini sta riorganizzandola sua persona agenda politica. «È ora di riflettere», dice Mario Landolfi, portavoce del partito. Fiori si spinge oltre: «Bisogna definire la nuova An, che inciderà di più sulle scelte del governo e quindi del Paese». «Più socialità nella fase due dell'esecutivo», insiste Gianni Alemanno, leader di Destra sociale (separato in casa con Storace). Tanto che il ministro delle Politiche Agricole afferma: «La nostra attenzione è rivolta alla verifica di governo. Al momento non c'è tempo per altro. Abbiamo temi cruciali di fronte a noi sul fronte economico, sociale e di politica estera, che non ammettono distrazioni. La destra italiana è chiamata ora ad esprimere il meglio del proprio bagaglio programmatico. Ora non c'è tempo per altro».