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La riforma della Tv è legge. La parola a Ciampi La maggioranza vota compatta. L'opposizione tira per la giacca il Presidente della Repubblica

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Passa ora alla firma del Capo dello Stato, l'ultimo atto necessario per la sua promulgazione. Nella votazione finale sul provvedimento i sì sono stati 155 e 128 i no. La maggioranza è stata compatta e la legge è stata approvata senza modifiche nonostante che ci siano state ben 52 votazioni a scrutinio segreto sugli emendamenti delle opposizioni che avrebbero potuto favorire la comparsa dei franchi tiratori, come era accaduto alla Camera. Tra maggioranza ed opposizione c'è stata una vera e propria battaglia in aula con scambi di accuse e contraccuse. Per l'opposizione la Cdl ha varato una legge che favorisce Berlusconi a danno della pluralità dell'informazione. Un'accusa nettamente respinta dal ministro delle Comunicazioni Gasparri. Questa legge, ha affermato è un traguardo importante raggiunto grazie ad una maggioranza «coesa» nonostante i tanti voti segreti. Ha detto di aver subito «attacchi ed insulti» ed ha accusato l'opposizione di essere in «malafede» perchè ha oscurato un punto importante della legge. E cioè che senza la sua approvazione Raitre avrebbe perso 150 milioni di euro in pubblicità. Questo provvedimento, ha affermato il ministro, «allarga gli spazi di pluralismo e consente agli editori della carta stampata di poter entrare senza paletti o restrizioni nel settore televisivo». Per «rispetto alle istituzioni» Gasparri non ha voluto fare previsioni sul via libera alla legge che si attende ora dal Capo dello Stato. L'opposizione spera che Ciampi non firmi la legge e c'è anche chi già pensa ad un referendum abrogativo. Il diessino Angius per commentare la legge ha citato una famosa frase del grande ciclista Gino Bartali: «È tutto sbagliato, è tutto da rifare». Angius ha rivolto un appello a tutte le «forze democratiche» affinchè proseguano la battaglia contro una legge «iniqua ed incostituzionale». Da oggi «siamo tutti meno liberi», ha affermato il responsabile comunicazione della Margherita Gentiloni. Se la legge entrerà in vigore, è il parere del capogruppo della Margherita Bordon, «il pluralismo dell'informazione sarebbe ulteriormente ridotto». Il capogruppo di Forza Italia Renato Schifani a sua volta ha accusato l'Ulivo di fare della demagogia sapendo che la legge garantisce il pluralismo. E lo si deve alla Casa delle Libertà, ha affermato, mentre l'Ulivo quando era al governo non è stato capace di fare una legge su questa importante materia. Ora alla Rai, ha detto Schifani, avremo un presidente di garanzia al quale la sinistra si è sempre opposta per poter servirsi del servizio pubblico in campagna elettorale per sostenere l'Ulivo. Non può darci lezioni di pluralismo, ha affermato ancora , chi dimentica cosa hanno fatto «Luttazzi e Santoro in campagna elettorale» ed in che modo viene usata la «satira denigratoria» da «Raitre che voi gestite per far comizi». Anche il capogruppo di An Domenico Nania ha difeso la legge precisando che risponde al messaggio di Ciampi alle Camere sul pluralismo dell'informazione. D'accordo il leghista Calderoli.

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