Maroni spera nel confronto entro il 10 dicembre. Epifani: richiesta inaccettabile, no agli ultimatum

Sfida che intanto prosegue con schermaglie ripetute tra il ministro del Welfare, Roberto Maroni, e le tre segreterie confederali, in un botta e risposta senza fine su tempi e modi per presentare proposte alternative a quella finora messa in campo del governo. Il ministro Maroni ha spostato in avanti, fino al 10 dicembre, il timer per accogliere una contro-proposta del sindacato. Beccandosi l'accusa di procedere per ultimatum, invece di arrivare finalmente a una convocazione e a un faccia a faccia chiarificatore tra le parti. L'attenzione di Cgil, Cisl e Uil in queste ore è comunque concentrata sulla messa a punto della prova di forza di sabato prossimo. «Spero sarà una delle più grandi manifestazioni nella storia del Paese, stiamo lavorando per portare a Roma un milione di persone e dai segnali che arrivano c'è un buon riscontro» ha spiegato ieri il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, annunciando una sorta di mobilitazione di massa che vedrà convergere sulla Capitale 43 treni speciali, con mille persone ciascuno, e 3 mila pullman. L'occasione della presentazione della manifestazione è servita ai tre leader a ribadire le distanze dal Governo. «La richiesta di Maroni è inaccettabile, irrispettosa del ruolo del sindacato - ha ripetuto Epifani -. Abbiamo aspettato quattro mesi per vedere che cosa decideva l'esecutivo e ora ci dicono che se non facciamo avere una controproposta entro pochi giorni a gennaio approveranno tutto da soli: questo non è un modo di trattare, è solo un ultimatum». Duro anche il leader della Cisl, Savino Pezzotta. «Noi le nostre proposte le abbiamo già fatte - ha spiegato - ora sembra quasi che tocchi a noi tirare le conclusioni, ma non è così». Luigi Angeletti parla invece di sceneggiata. «Il sindacato ha lungamente spiegato l'impostazione che deve essere seguita su questa materia. La verità e che la Dini non è stata applicata e vi sono ancora degli aspetti in sospeso, ad iniziare dalla questione dei fondi previdenziali che non sono partiti». Maroni però tira dritto e annuncia che è intenzione del Governo andare fino in fondo, con o senza i sindacati. «Siamo pronti a discutere di nuovo ma sul merito, sui contenuti della riforma, su una proposta alternativa. E non su un improbabile braccio di ferro. E una retromarcia del governo, non è certamente possibile». Maroni risponde anche a chi chiede un incontro. «Convocare i sindacati rientra nelle competenze della presidenza del consiglio - ha spiegato - che però è disposta a farlo solo se ci sono proposte alternative. Altrimenti non vedo motivo di riconvocarli per dire le stesse cose di due mesi fa. Possiamo aspettare fino al 10 dicembre, Altrimenti si andrà avanti senza nessun dramma perché la compattezza della maggioranza è tale che possiamo arrivare ad un accordo in tempi rapidi». Per il ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno, lo slittamento a gennaio dell'approvazione della riforma delle pensioni è «opportuno perché così le pensioni entrano nella verifica di governo. È gennaio quindi la data che conta». Da parte sua, il ministro delle Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione, sostiene che «tutto il governo desidera che il sindacato si sieda ad un tavolo e metta le carte in tavola sulle pensioni; noi abbiamo già messo le nostre e, comunque, possiamo essere ancora più precisi». «Noi il dialogo lo vogliamo - ha aggiunto Buttiglione -. Certo se il sindacato non ce lo dà, prima o poi dovremo decidere». Pa. Ta.