Fini: «E ora guardiamo avanti. Tutti insieme» Il presidente di An: abbiamo chiarito le nostre posizioni, basta con il dibattito sul passato
Ho condannato alcune pagine nere. Adesso basta, non possiamo fare soltanto un dibattito sul passato». Gianfranco Fini è stato assolutamente chiaro con il vertice del suo partito riunito ieri sino a tarda sera in via della Scrofa. Il leader di An ha ribadito: «Adesso pensiamo alla verifica, a come fare in modo che nell'azione di governo siano sempre più presenti e visibili i grandi temi della destra. E poi dobbiamo cominciare a far capire alla gente come sia cresciuto il truolo dell'Italia in Europa e nel mondo». Fini ha spiegato ai big del partito (non era presente Storace ma c'era Alemanno, che ha condiviso l'analisi del presidente di An) che bisogna voltar pagina dopo le polemiche di questi giorni e ha convocato l'assemblea nazionale del partito per il 20 dicembre, quando si discuterà del viaggio in Israele e della nuova linea da tenere. Già nel pomeriggio, il leader di Alleanza Nazionale aveva mostrato di voler tirare dritto per la rotta tracciata a Gerusalemme. «Indietro non si torna», aveva assicurato nel salotto bianco di «Porta a Porta». Al partito, Fini lanciava un primo monito: non bisogna «aver paura delle novità», a meno di non voler assumere un «atteggiamento schizofrenico», in contraddizione con un cammino di superamento delle nostalgie fasciste cominciato anche prima del congresso di Fiuggi. Fini è apparso sicuro del fatto suo, lanciando la sfida ai suoi oppositori interni: confrontiamoci e contiamoci in un'assemblea nazionale. Quanto ad Alessandra Mussolini, Fini ha liquidato con fair play il suo tentativo di dar vita a un nuovo partito alternativo ad An: le ha fatto gli auguri, dicendo tuttavia di non vedere lo spazio per la nascita di una nuova formazione politica nell'area della destra democratica. Ancor meno il presidente di Alleanza Nazionale crede alla possibilità di una scissione più ampia; anzi, prevede che i consensi per il suo partito possano addirittura aumentare. Per Fini sono ben pochi quelli desiderosi di tornare nel ghetto della destra postfascista: «Conosco la mia gente». Davanti alle telecamere di Vespa, Fini aveva l'aria di chi non si aspettava il diluvio di critiche piovutegli addosso al ritorno da Israele: «L'unico rammarico che ho è di essere stato ingenuo, perchè pensavo di aver chiuso definitivamente un capitolo». Il leader di An, comunque, non ha correzioni sostanziali da fare alle posizioni espresse in Israele, se non sull'idea di «male assoluto»: questa terribile definizione, sostiene, può essere attribuita solo alla Shoah e agli atti «che hanno determinato il genocidio». Per il fascismo e la Repubblica Sociale Italiana il giudizio è appena meno pesante: «Non c'è il male assoluto nella storia, ci sono pagine infami». Insomma, è il ragionamento di Fini, se nella storia della Repubblica Sociale ci sono episodi che «non hanno niente a che vedere con i campi di concentramento», Salò è stata anche quella frase del manifesto programmatico in cui si diceva che gli ebrei erano una «razza nemica». E con ciò il discorso dovrebbe essere chiuso. Quello che si aspetta Fini, ora, è che le polemiche su fatti storici «che risalgono a sessant'anni fa» siano messe da parte; che i sostenitori del partito sostengano la svolta; e che i cittadini italiani giudichino finalmente la destra «per le cose che fa», dalla battaglia per inserire il riferimento alle radici cristiano nella costituzione europea alla richiesta di voto per gli immigrati. In realtà, dovrebbe essere già così da tempo, sostiene Fini, visto che i conti con il passato An li ha già fatti dieci anni fa, «con il consenso di tutto il partito». Poi ha allargato il discorso al centrodestra: da Berlusconi, ha sostenuto da Vespa, solo elogi per la visita in Israele. F.D.O.