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Buontempo: «Non basta dire "signorsì" al capo»

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È quanto afferma Teodoro Buontempo, secondo il quale «l'Msi non è una cosa brutta, di cui vergognarsi». «Mi sembra sbagliato - dice Buontempo parlando con i giornalisti a Montecitorio commentando la convention di Destra protagonista - che i dirigenti inseguano malamente le parole del leader, cercando di dar loro una giustificazione col senno del poi. È sbagliato che i dirigenti debbano limitarsi a dire solo "signorsì" al capo; piuttosto dovrebbero chiedere di tenere sempre vivo e aperto il confronto sul programma e sull'identità». «Alla vigilia della discussione sulle riforme istituzionali - spiega Buontempo - ci troviamo a dover votare di una testo, quello di Lorenzago, su cui il partito non ha mai parlato. SI parla di lista unica alle europee e forse dopo anche di partito unico, ma anche di questo non abbiamo mai discusso in An. Sarebbe quasi comico se all'ultimo qualche dirigente del partito si alzasse per dire "beh, è vero, An è sempre stata presidenzialista, ma ora va bene il testo di Lorenzago". Oppure che dicesse; "sì, si fa il partito unico, però non è un partito unico vero e proprio..."». Oltre che sul programma Buontempo è critico anche sul discorso che riguarda l'identità: «Innanzi tutto - afferma - Fini in Israele non doveva dire "io condanno le leggi razziali" oppure "io non sono antisemita", bensì "io e il partito condanniamo le leggi razziali e non siamo antisemiti", perché nessuno dentro An è razzista». E sul revisionismo riguardante il fascismo e la storia dell'Msi, Buontempo muove precise critiche: «Fini scorda che il fascismo, fino al 1938 ha riscosso consensi nel paese. Fini scorda che negli Anni Trenta in Italia c'è stato un boom artistico, che è nato il cinema in Italia, il che dimostra che non c'era un totalitarismo». Quanto poi all'Msi, è un errore dire che «è stato una cosa brutta di cui vergognarsi». Infine la Fiamma: «Tutti i dirigenti dicono che non verrà toccata - sottolinea il parlamentare di An - e che non verrà toccata dal simbolo. Però la stanno ingabbiando. La Fiamma, infatti, significa anche delle politiche sociali, mentre nelle ultime decisioni del governo vedo lavoro interinale, cartolarizzazioni, tagli alla spesa della scuola e della ricerca. Se teniamo la Fiamma nel simbolo la dobbiamo far ardere con delle politiche ben precise».

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