Viale Mazzini punterebbe ai 100 euro, ma il ministro potrebbe concedere solo l'aumento del 2%
Potrebbe essere un piccolo aumento o uno più consistente, che faccia raggiungere i 100 euro annuali, cifra tonda tonda che già l'anno scorso il ministro Gasparri aveva ipotizzato di concedere a viale Mazzini per la campagna di abbonamenti 2004. La richiesta Rai non è stata ancora formalizzata, ma la commissione paritetica sul canone, formata da 4 dirigenti Rai (con a capo Leone) e 4 funzionari del ministero delle Telecomunicazioni capeggiati dalla dottoressa Laria, sta lavorando alacremente per arrivare a stabilire una cifra da stampare al più presto sui bollettini, che entro 15-20 giorni al massimo andranno in stampa per essere poi inviati a casa dei teleutenti. «La fretta c'è, ma ancora non è stata presa una decisione», dicono al ministero. È certo comunque che mentre il ministro Gasparri cerca di contenere l'aumento il più possibile, viale Mazzini tenta di ottenere, oltre all'aumento fisiologico dell'inflazione, anche qualcosa di più per coprire soprattutto le ingenti spese per l'avvento del sistema digitale. Insomma, per trasformare la Rai in un'azienda moderna e concorrenziale in Europa, servono anche i nostri soldi. Qualcuno potrebbe obiettare che forse la Rai però, non corrisponde sempre alle esigenze e alle richieste dei suoi abbonati dal punto di vista dei contenuti, ma questo è un altro discorso. Attualmente, ogni abbonato Rai versa annualmente 97,10 euro all'azienda pubblica e se l'aumento dovesse fermarsi all'adeguamento dell'inflazione (2%) allora si dovrà pagare un canone minore di 99 euro, se invece il servizio pubblico riuscirà a provare di aver ottemperato perfettamente ai suoi doveri di servizio pubblico nel 2003 e che necessita davvero di nuove risorse per il digitale ed altri progetti tecnologici, allora si giungerà a 100 euro. La nuova formula introdotta da Gasparri per calcolare l'aumento del canone, d'altra parte, somma l'inflazione agli adempimenti raggiunti dall'azienda in qualità di servizio pubblico. E la commissione incaricata giudicherà proprio questi risultati, di cui già si parla a viale Mazzini. La Rai, in sostanza, pensa di aver fatto il suo dovere per quest'anno. Il 65% di programmazione da servizio pubblico (informazione, programmi di servizio e riservati alle varie associazioni, culturali vari) pare sia stato raggiunto e anche tutti gli altri obblighi indicati nel contratto di servizio (20% di film italiani, 10% di programmazione per bambini, Tg per non vedenti...) in gran parte sono stati onorati, secondo la Rai. Non solo, ma secondo quanto più volte dichiarato anche dal presidente Annunziata, la Rai, una volta approvata la legge Gasparri, con il passaggio al sistema digitale dovrà affrontare (dopo gli impegni già presi finora) nuove e impegnative spese anche di ordine strutturale. Da qui, l'intenzione di chiedere al governo un aumento più sostanzioso per riuscire a coprire i costi e gli investimenti del prossimo anno. In fondo, suggeriscono poi nei corridoi della Rai, il canone Rai che copre 12 mesi equivale all'abbonamento «base» di Sky per soli due mesi.