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Finiti gli esami di An, ora tocca alla sinistra

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Non si toglie la fiamma dal simbolo. Si faccia la verifica di governo, ma che non sia infinita

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Punto e basta. La questione è chiusa, de-fi-ni-ti-va-men-te. E ricordiamoci anche le pagine non nere del fascismo. Ma soprattutto quelle nere dell'antifascismo. Insomma, per la destra gli esami sono finiti, ora bisogna cominciare quelli della sinistra. Si può riassumere l'intervento di Maurizio Gasparri alla convention de «La Politica della destra» la rivista di Destra Protagonista, la componente interna ad An di cui il ministro delle comunicazioni è leader assieme a Ignazio La Russa. Giù le mani dalla fiamma. «La fiamma del simbolo del movimento sociale italiano è tricolore - spiega Gasparri - perché è il simbolo del patriottismo». Poi è un crescendo che strappa l'applauso più lungo: «Rutelli non deve chiederci proprio nulla. Riutelli, tu che vieni dal nulla e dal nulla tornerai, non hai il diritto di chiedere nulla a questa comunità. La fiamma resta, punto e basta» Standing ovation, tutti in piedi. Verifica: si faccia presto. Archiviata la questione simbolo, il leader della componente maggioritaria di An entra nel merito delle vicende del governo. «Si deve fare la verifica? Va bene, la si faccia e anche in tempi rapidi. Ma non sia infinita. Il nostro problema non è il rimpasto. Insomma, non si tratta di qualcuno che vuole fare il ministro o di un viceministro che vuole essere promosso. Noi privilegiamo i contenuti alle poltrone». E ancora: «Se non saremo soddisfatti potremmo anche decidere di dare solo l'appoggio esterno al governo». Lista unica, ma con progetto. Sull'ipotesi che il centrodestra si presenti con un'unica lista alle Europee, Gasparri dice di non scandalizzarsi: «Significa mettere assieme un lungo processo di crescita politica. Basta con la libanizzazione correntizia del partito». Fini a Palazzo Chigi? Perché no. Non è vero che «Gianfranco ha detto certe cose perché pensa di andare a Palazzo Chigi. Non esiste questo rapporto di causa ed effetto. Fini ha già detto queste cose sul fascismo e l'antisemitismo in più occasioni». Nessuno come noi. E qui si entra nell'altra parte del discorso di Gasparri, diretto all'esterno. «Abbiamo condannato in maniera chiara l'antisemitismo approvando un emendamento allo Statuto del partito. Nessuno ha fatto lo stesso, nessun partito in Italia». Pagine buone del fascismo. Quindi il ministro sottolinea: «Ma che altro dovevamo fare? Riallagare le paludi pontine e riportare la malaria? Dovevamo mandare al rogo l'Enciclopedia italiana Treccani? O Dovevamo mandare le ruspe ad abbattere l'Università di Roma». E aggiunge: «Non tutto l'antifascismo è stato positivo: le Brigate partigiane, Renato Curcio, Bertintoti». Gli esami li faccia la sinistra. «Non ho visto D'Alema e Bertinotti andare a Porzus dove furono uccisi migliaia di italiani ingiustamente». Quindi dice che la sinistra «governa soprattutto negli enti locali con i centri sociali che sono una fermata prima alle Br». Prodi, via la falce e martello. Infine Gasparri lancia la sfida a Romano Prodi: «Se si candida, non si allei con chi ancora si chiama comunista. Come Rifondazione comunista o i Comunisti italiani. E' ora che anche loro comincino a fare gli esami». Fassino. «Non sa di che cosa parla» replica il segretario dei DS. Il Ministro: «E' vero, non m'intendo di stragi».

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