Riforma Tv, scontro all'ultimo sangue
Sono stati esaminati 51 emendamenti su un totale di 270. La seduta riprenderà lunedì sera alle 21 e dovrebbe proseguire a oltranza, con l'obiettivo di andare in aula all'indomani. Appare però probabile, dato il lavoro ancora da svolgere, che il provvedimento finisca all'esame dell'assemblea senza che quello in commissione sia stato completato. «Difficile prevedere che l'iter si concluda, ma andiamo avanti», ha commentato il relatore del provvedimento, Luigi Grillo (FI), e ha aggiunto: «L'importante è che martedì si vada in aula». Il senatore della Lega Pedrazzini ha calcolato che per esaminare tutti gli emendamenti che restano servirebbero in tutto circa trenta ore di lavoro: quindi, «se l'opposizione cambia ritmo e rinuncia a fare ostruzionismo, tutto questo ha una logica. Altrimenti si andrà con il testo aperto in aula». Il diessino Antonello Falomi afferma: «È evidente il disagio della maggioranza sulla legge Gasparri. Hanno fretta di concludere in aula al Senato evitando un ritorno alla Camera, che pure non comporterebbe tempi lunghi. In realtà hanno paura che possa esplodere il disagio nello stesso centrodestra per un provvedimento sempre meno condiviso». La senatrice dei verdi Anna Donati afferma: «Noi eravamo pronti a continuare i lavori in commissione, ma la maggioranza ha preferito sospendere. La nostra opposizione al provvedimento proseguirà e sarà sempre più dura». Che lo scontro possa allentarsi sembra molto improbabile anche dalle dichiarazioni di Bertinotti: «Sulla riforma Gasparri dell'emittenza, come contro tutte quelle leggi fatte dalla destra non solo contro tutta l'opposizione politica ma - ha detto - contro la gran parte della società italiana, la nostra battaglia continuerà fino in fondo». Nel corso del dibattito l'opposizione ha criticato anche il testo nella parte in cui vieta la partecipazione dei minori di 14 anni agli spot televisivi. In merito il sottosegretario alle Comunicazioni Giancarlo Innocenzi ha precisa che non ci saranno interpretazioni del governo sulla norma: «Per noi il testo va bene così», ha detto. Prende tuttavia spazio l'ipotesi che venga sostenuta un'interpretazione della norma secondo cui il divieto ai minori di 14 anni varrebbe per gli spot realizzati dopo l'entrata in vigore della legge, il che consentirebbe di evitare di mandare «al macero» tutti i lavori pubblicitari finora già preparati con la partecipazione, appunto, di minorenni. In concordanza con l'opposizione si sono posti Cgil, Cisl e Uil. Ieri a un convegno del sindacato Usigrai sono intervenuti in prima persona i segretari generali Epifani, Pezzotta e Angeletti. «Nella legge Gasparri - ha detto Pezzotta - ci sono alcuni elementi che ci preoccupano. Il vero problema è come garantire maggiore pluralismo e informazione». Secondo Epifani il ddl «tende a ridurre spazi di pluralismo e altera il rapporto nella ripartizione delle risorse» e Angeletti ha affermato che «il pluralismo ne è fortemente condizionato».