Il Senato ai magistrati: rispettate la legge
Dovevano chiedere l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni telefoniche. Lo facciano subito, entro dieci giorni, o rischiano grosso. È questa, in sintesi, la decisione presa ieri dal Senato che ha sostanzialmente approvato la relazione del presidente della commissione per immunità, Giovanni Crema (Sdi). In pratica è stata scelta una via intermedia. Palazzo Madama poteva chiudere un occhio considerato che si tratta della prima volta che viene applicata la legge sulle intercettazioni telefoniche di parlamentari approvata appena nel giugno scorso. Oppure poteva preferire lo scontro con il Tribunale, alzando il conflitto di attribuzioni. Si è scelta la via di mezzo. In sostanza il Senato ha contestato il fatto che per citare il nome di Colombo nell'oridnanza di custodia cautelare che ha portato a diciannove arresti due settimane fa, il gip avrebbe dovuto chiedere l'autorizzazione all'utilizzo alle intercettazioni telefoniche. E questo indipendetemente dal fatto che il senatore a vita non sia indagato: per la nuova legge basta che il parlamentare sia «interessato». Nell'ordinanza compare ad esempio la trascrizione di una telefonata tra Colombo e il pusher Martello sull'utenza privata dell'ex presidente del Consiglio. I magistrati, secondo Palazzo Madama, avrebbero potuto adottare almeno un'accortezza: gli omissis. Ovvero celare il nome del politico coinvolto. Ma neanche questo è stato fatto. «Non si può disconoscere - si legge nella relazione approvata dall'assemblea - l'effetto di una condotta processuale soprattutto quando lede un bene giuridico alla cui salvaguardia è stata promulgata da cinque mesi una legge dello Stato». Crema si è spinto anche oltre nella relazione affermando che «il comportamento degli interessi potenzialmente confliggenti è la vera sfida che quotidianamente la realtà dei fatti pone all'operatore giudiziario. Questa sfida lo distingue dal mero burocrate per esaltarne la funzione di conseguimento della giustizia nell'applicazione ragionata della legge». Secondo Crema, invece, la magistratura ha preferito «disapplicare tout-court» la legge Boato a tutela delle prerogative di deputati e senatori. A questo punto cosa accade? C'è il rischio che una parte dell'ordinanza possa saltare. Per Crema, infatti, «quello che è certo è che, ponendosi il problema di come applicare una legge dello Stato e semplicemente ignorandola, l'ufficio giudiziario si assoggetta al grave rischio di caducare l'efficacia dell'intero procedimento cautelare, ponendo nel nulla il lavoro svolto». Per evitare questo rischio, ovvero che possano essere annullati pezzi dell'ordinanza, la Camera alta ha scelto la strada della «leale collaborazione» con i poteri dello Stato. Si chiede quindi ai magistrati di procedere in sanatoria, di riparare all'errore commesso per stabilire almeno il rispetto di un principio. Quindi s'invitano gli uffici giudiziari competenti a provvedere imemdiatamente, e comunque entro i dieci giorni di legge, ad avanzare formale richiesta di autorizzazione al Senato all'utilizzazione delle intercettazioni in cui compare anche Colombo.