Il saluto a Israele: shalom
Un bilancio del suo viaggio «storico» potrà essere fatto soltanto tra qualche tempo. Con le sue dichiarazioni di condanna del fascismo e della Repubblica di Salò il leader di An ha convinto molti ebrei, ma ha lasciato dietro di sè anche dubbi e perplessità sulla sincerità della sua «svolta». È significativo, comunque, che il quotidiano israeliano Haarez, che martedì era stato molto critico nei confronti di Fini, ieri ha riportato le dichiarazioni di alcuni diplomatici tutti convinti che le affermazioni del vicepremier italiano siano state «serie e sincere». Prima di lasciare Gerusalemme Fini ha voluto visitare la Città Vecchia. Al luogo santo della cristianità è arrivato di primo mattino, indossando un giubbotto di renna ed accompagnato da numerosi giornalisti. Al Santo Sepolcro ha chiesto di essere lasciato solo e si è soffermato per qualche minuto. Poi la visita è proseguita al Muro del Pianto, dove gli ebrei pregano. Fini, con il capo coperto da una kippah bianca, ha toccato il muro. Diversi ebrei lo hanno riconosciuto. Un uomo si è avvicinato e gli ha baciato la mano, dicendo: «God bless you, Dio ti benedica». Un altro ebreo ad alta voce: «Il popolo di Israele ti ama molto». È la dimostrazione che la sua presa di distanza dal fascismo ha convinto molti. Alcuni ragazzi gli hanno chiesto di farsi fotografare insieme a loro. Poi Fini ha salutato tutti, «Shalom». Ed è partito in macchina verso l'aeroporto. Al suo ritorno a Roma Gianfranco Fini ha avuto un incontro a palazzo Chigi con il coordinatore di An Ignazio La Russa ed il ministro Maurizio Gasparri. È stato fatto un primo bilancio della visita che ha provocato reazioni sia nel centrosinistra che nel centrodestra. In An intanto la polemica diventa sempre più viva. Dopo il ministro Mirko Tremaglia, il sottosegretario Alfredo Mantica, Teodoro Buontempo ed altri, anche Alessandra Mussolini critica il leader di An perchè «si è arrogato il diritto di giudicare e liquidare a nome di tutti gli italiani un periodo importante della storia della nostra Patria». Fa anche discutere l'ipotesi di togliere la fiamma dal simbolo del partito. Il ministro Gianni Alemanno è contrario perché non si tratta di un simbolo del fascismo. Quanto alla condanna dell'antisemitismo, ha ricordato che il Msi di Giorgio Almirante non fu mai antisemita. Favorevole alla fiamma è anche il vicepresidente del Senato Domenico Fisichella (che non proviene dal Msi) ricordando che molti elettori hanno trovato in questo simbolo una loro idea di destra che nulla aveva a che fare con il fascismo. Si discute anche a sinistra. Per il segretario dei Ds Piero Fassino lo «sdoganamento» del leader di An è destinato ad aprire una competizione tra Berlusconi e Fini per la leadership del Centrodestra. Un'affermazione respinta con forza dal coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi: «Hai voglia ad aspettare il dopo Berlusconi, caro Fassino», ha ironizzato. A sinistra sono stati molti i commenti positivi al viaggio di Fini. Ma c'è anche chi, come il capogruppo della Margherita Pierluigi Castagnetti, minimizza l'importanza dell'avvenimento. Fini, ha affermato, «ha impiegato 65 anni per dire che le leggi razziali sono state una vergogna. Non vedo l'eroismo nel dire una ovvietà come questa».