Sfida a Rutelli che chiede di cambiare simbolo. «La sinistra dimostri di non essere antisemita»
Gianfranco Fini, nella seconda giornata di visita in Israele, ha cercato di convincere gli ebrei più diffidenti, soprattutto quelli italiani che vivono in quel paese, che la sua condanna del fascismo è sincera . Per noi, ha affermato il vicepresidente del consiglio, «condannare significa assumerci una responsabilità». Perchè si può condannare «come giudici terzi» ma anche «come parte in causa». E noi, ha sottolineato, in questo caso «ci stiamo assumendo le nostre responsabilità per il passato e per il futuro». Il leader di An, durante la visita alla Knesset, il Parlamento di Gerusalemme, ha avuto un difficile incontro con le Commissioni esteri e sicurezza che si è concluso con un'aspra contestazione verbale di un deputato israeliano. Anche l'incontro con il presidente della Knesset, Revlen Rivlin, ha avuto momenti di tensione. In un comunicato lo stesso Rivlin ha reso noto di aver fatto presente a Fini che della tragedia del popolo ebraico non si può incolpare solo il fascismo ma «bisogna dire ad alta voce 'siamo noi i colpevolì. Sono molto dispiaciuto nel dire che fino ad ora non ho ascoltato da lei questa frase». Nello stesso comunicato si riferisce che Fini avrebbe risposto che «noi italiani ci prendiamo la nostra porzione di responsabilità». I rimproveri di Rivlin non sono stati condivisi dal presidente della comunità degli ebrei di origine italiana, David Cassuto per il quale è sufficiente che il leader di An abbia espresso la condanna della Repubblica di Salò. L'Italia, inoltre, ha aggiunto, è l'unico paese europeo che ci appoggia nella lotta al terrorismo. Nell'incontro con gli ebrei italiani Gianfranco Fini ha assunto l'impegno di adoperarsi per il futuro affinchè non ci siano più ombre sul giudizio espresso sull'Olocausto e per debellare l'antisemitismo, una «infezione dello spirito che c'è ancora e va sradicata». Il vicepresidente della comunità italiana, Sergio Della Pergola ha dato atto a Fini del «processo di crescita» personale e del suo partito. Ma, ha aggiunto, restano ancora delle «ombre» che devono essere eliminate. Fini ha visitato anche la «Foresta della pace» ed ha piantato un ulivo in memoria dei soldati e carabinieri italiani morti nella strage di Nassiriya da lui definiti «costruttori di pace». È stata l'occasione per uno scambio di battute con i giornalisti. «Rimette in piedi l'Ulivo? gli è stato chiesto. «Eh, sì - ha risposto ironicamente - perchè se aspettiamo che lo facciano loro». Quanto alla richiesta di Rutelli di togliere la fiamma dal simbolo di An, «questo non c'entra nulla con il viaggio. La risposta a Rutelli la daremo in Italia». Fini ha però lanciato una sfida alla sinistra italiana: dimostrate, ha affermato, che in Italia non sono la sinistra e l'estrema sinistra ad alimentare «la polemica verso Israele e la diffidenza verso gli ebrei». Fini ha dovuto anche chiarire un equivoco sorto dopo il suo incontro con il ministro israeliano delle finanze. Ha smentito la notizia riportata in un sito Internet che avrebbe affermato che a compiere l'attentato contro i carabinieri a Nassiriya siano stati dei musulmani di cittadinanza italiana. Fini ha preciso di aver solo detto che in passato alcuni kamikaze responsabili di attentati in Iraq provenivano dall'Italia.