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Rating confermati, ma il futuro è scuro

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Le prospettive rimangono però negative. Lo rende noto Standard & Poor's in un comunicato. Il mantenimento delle prospettive negative, commenta l'analista del credito di S&P, Moritz Kraemer, «riflette il debole bilancio fiscale dell'Italia, e la mancanza di chiarezza circa la strategia del governo sulle riforme strutturali. La mancanza di una risoluzione efficace degli squilibri fiscali tramite misure strutturali che limitino le uscite potrebbe condurre ad un abbassamento del rating nel 2004». Le prospettive, spiega Kraemer, «saranno riviste a stabili solamente se provvedimenti credibili e sostenibili indicheranno un ritorno delle amministrazioni pubbliche verso l'avanzo primario strutturale dei tardi anni Novanta, cioè circa il 5% del Pil. Questo è l'obiettivo previsto dal governo per il medio termine». Il livello del debito della pubblica amministrazione che è stimato al 105,3% del Pil nel 2003, sottolinea S&P, «non solo è uno dei più elevati tra gli stati sovrani dotati di rating, ma, nonostante i significativi introiti delle privatizzazioni e di altre entrate una tantum, decresce più lentamente rispetto ad altri stati altrettanto indebitati. Escludendo le non sostenibili entrate una tantum, si calcola che il deficit supererà il 3% del Pil di qui fino al 2006». La sfida sul fronte fiscale, osserva S&P, «sarebbe solamente esacerbata se venissero implementati i considerevoli tagli alle tasse che erano stati promessi durante la campagna elettorale del 2001. Allo scopo di sortire un effetto di stimolo alla crescita, qualsiasi taglio alle tasse dovrà essere adeguatamente bilanciato da una riduzione delle uscite».

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