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I Saggi dell'Ue chiedono più confronto culturale

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Per facilitarla sono, però, opportuni maggiori stanziamenti per il confronto culturale, una miglior istruzione, un giornalismo riveduto, nonché una mobilità geografica delle persone, a cominciare dall'immigrazione. Ne sono convinti i diciotto «saggi» che per conto della Commissione Europea hanno redatto un rapporto di consulenza sul dialogo interculturale nell'area euromediterranea. Questo gruppo di Saggi, di cui l'Esecutivo Ue ha «accolto calorosamente» i suggerimenti, invoca innanzitutto adeguati finanziamenti e un'indipendenza politica per la Fondazione Euromediterranea, che verrà con ogni probabilità istituita prossimamente «per il dialogo tra culture e civiltà». Secondo le diciotto personalità cristiane, islamiche e israelitiche (tra cui Umberto Eco e Tullia Zevi), per la pacifica coesistenza tra i popoli del Nord e del Sud del Mediterraneo serve, tuttavia, anche «un cambio di mentalità». Il compito di promuoverlo, a giudizio dei saggi, non deve essere assegnato soltanto alla futura Fondazione, ma anche all'istruzione (con una più grande attenzione alle diversità culturali dell'area euromediterranea e una specifica preparazione dei docenti), nonché al giornalismo. «Riesaminiamo i nostri metodi» ha perciò detto in conferenza stampa Jean Daniel, direttore del settimanale francese Le Nouvel Observateur e copresidente del gruppo dei Saggi. «Nei mezzi d'informazione - ha aggiunto Daniel - siamo condizionati dal realismo, talvolta dal cinismo. Siamo condannati a riflettere il male. Ma spetta a noi cercare il meglio, il dialogo, la pace». Per accrescere il contributo dei mezzi d'informazione al dialogo euromediterraneo, il gruppo dei Saggi ha, quindi, proposto anche una miglior «formazione dei giornalisti» e «un'osservatorio indipendente». Per la conoscenza reciproca tra le culture del Mediterraneo, si propugna, peraltro, la «mobilità dei cittadini», di cui Tullia Zevi considera parte integrante anche l'immigrazione. «Secondo me - ha detto la ex Presidente delle Comunità israelitiche italiane - l'immigrazione merita un ruolo fondamentale, perché nessuno può conoscere meglio i problemi dell'Europa di chi viene da noi».

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