«Un freno alle Authority, basta copiare leggi»
Luigi Mazzella, ministro delle Funzione Pubblica, lancia un appello forte a governo e Parlamento proprio mentre si appresta a festeggiare il primo anno di attività nell'esecutivo. Ministro, le polemiche tra Authority e governo sono all'ordine del giorno. Così anche gli scontri tra le varie autorità e tra autorità e governo o altri enti, come, da ultima, la Consob. Lei che cosa ne pensa? «Abbiamo presentato un disegno di legge sul tema. Nel testo sono state definite competenze e ambiti in maniera chiara. Nello specifico non desidero entrare perché non è materia che afferisce alla mia delega». Ma dopo qualche anno, come giudica il loro funzionamento? «Guardi, le Authority sono state introdotte nel nostro sistema mutuandole da quello tipicamente anglosassone. Questo processo è stato adottato anche il diritto alla privacy o lo spoil system, tanto per fare qualche esempio». E lei non è un seguace di questa moda... «Non è una questione di moda. Intendiamoci, trovo giusto che, in un mondo globalizzato, si possano trovare spunti da altre esperienze. Capisco anche che possono esserci altri sistemi più avanti nell'attività economica, nell'attività imprenditoriale. E questi sistemi possono inventare istituti più adatti a regolare una realtà che per noi è ancora a venire. Noi però adesso dobbiamo riscoprire un nostro ruolo e un nostro orgoglio». E quali sarebbero? «Non dobbiamo solo copiare o mutuare istituti che provengono da altri sistemi. Dobbiamo essere in grado di filtrarli, di adattarli. Insomma, ricordiamoci che l'Europa, in particolare quella che porta in sé una origine latina, è la patria del Diritto. E non solo di quello». E allora qual è il modello? «Penso che il miglior metodo di lavoro sia stato quello del codice unico della privacy. Ecco, in quel caso non abbiamo solo formulato un testo unico ma abbiamo anche eliminato il superfluo, colmato le lacune, razionalizzato le norme. E, soprattutto, abbiamo agito sulla base dell'esperienza riportando tutto a una sua organicità. Non rifiutiamo altri modelli ma filtriamo attraverso il nostro sistema». È critico anche nei confronti dello spoil system? Del cambio di dirigenza assieme a cambio di colore politico dei governi? «Anche qui voglio partire da una premessa. Noi, come europei, abbiamo una grande tradizione di burocrazia che rivendichiamo con orgoglio. Mi riferisco a quella austro-ungarica, a quella francese che conteneva un principio che ha attraversato molti secoli accompagnando la trasformazione della società. Questo principio è l'imparzialità della pubblica amministrazione. Ne dobbiamo essere orgogliosi». Va bene ministro. Nel concreto sarà cancellata la riforma Frattini? «No, sarà solo rivista». E che cosa cambierà? «La riforma della dirigenza ha previsto due nuove figure: il segretario generale del ministero e il capo dipartimento. Penso che il cambio, lo spoil system, debba essere limitato a queste due figure». Insomma, dal direttore generale in giù non si tocca nulla? «Esatto». Ma così la dirigenza diventerebbe inamovibile, o no? «Noi dobbiamo dare certezze alla pubblica amministrazione, non senso di precarietà. Per questo credo che sia necessario concedere un arco di tempo relativamente ampio al dirigente che deve essere almeno di tre anni. D'altro canto, ricordo che la politica si è fissata un tempo di cinque anni: tanto dura una legislatura». Quando arriverà la rivisitazione? «Sta lavorando una commissione, aspettiamo le conclusioni». Sono stati rivisti quasi tutti i contratti. È soddisfatto del lavoro svolto? «Anche chi è rimasto con la bocca amara credo debba riflettere perché quella avviata è una stagione molto positiva. Sul pubblico impiego abbiamo chiuso con l'aumento più alto mai registrato in una situazione tra le più difficili dal punto di vista economico». Solo che i dipendenti pubblici hanno dovuto attendere molto prima di vedere qu