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PRODI sulla graticola ieri al Parlamento europeo a Strasburgo.

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Poi, in assemblea, è stato attaccato dal Ppe per essersi schierato col suo recente manifesto con le sinistre italiane: ha risposto che siccome è «il presidente di tutti gli europei», allora «di fronte a tutti devo esprimere le mie idee politiche». Già in una intervista la settimana scorsa Poettering, leader del primo gruppo a Strasburgo, aveva già definito «inaccettabile» la discesa in campo di Prodi nella politica italiana e l'appello per una lista unica dell'opposizione alle europee. Ieri lo scontro diretto. Poettering, all'inizio del dibattito sul programma della Commissione Prodi per il 2004 e sulla vicenda Eurostat, ha affondato: «Lei ha fatto una politica di partito, si è appellato alla sinistra italiana perché si riunisca: chi è presidente della Commissione deve agire sempre in nome di tutti gli europei». In difesa è accorso il capogruppo Pse Enrique Baron: «Come cittadino può esprimere la sua visione dell'Europa ed è positivo che abbia stilato il suo documento». Il capogruppo dei socialisti ha precisato però che «se il cittadino europeo Prodi vorrà presentarsi alle europee dovrà dare le dimissioni». Quanto a Prodi, prima ha rivendicato l'«assoluta legittimità » del manifesto, che «esprime le mie opinioni, le mie speranze, anche i miei sogni sulla futura Europa», affermando che l'espressione politica «fa parte del mio dovere: così hanno fatto, in molti casi più di me, i miei predecessori». Poi, rivolto a Poettering, Prodi ha detto di ritenere che nel manifesto «avrebbe trovato molte delle sue parole, quando non è gravato dal peso degli euroscettici che condizionano il suo gruppo». Immediata la reazione del leader Ppe: «Lei ha dato una raccomandazione per la costituzione di una lista politica: questo non è il suo mandato, non posso accettarlo» ha detto a Prodi. «L'incarico di presidente della Commissione non è compatibile con il fatto di avere una lista, di essere candidato: se continua - ha avvertito - non avrà più il nostro sostegno». E ha concluso: «In questi tempi difficili non abbiamo bisogno di un presidente della Commissione che continuamente interferisca nelle vicende politiche interne del suo paese». Subito dopo sono intervenuti con forza anche gli altri capigruppo. Il leader dei verdi Danny Cohn-Bendit per difendere Prodi invece ha fatto ilprocesso alle intenzioni dei Popolari: «Fate le prediche a Prodi perché volete proteggere Berlusconi, che fa brutta figura in Europa: lasciatelo in pace, che faccia politica come vuole». E anche per il capogruppo Eldr (la famiglia Ue più vicina a Prodi), Graham Watson, «non si può immaginare che il presidente della Commissione non abbia un ruolo politico, e un futuro politico». Duro il capogruppo comunista, il francese Francis Wurtz. «Tutto ciò dimostra che la pretesa della Commissione di rappresentare l'interesse generale europeo è al di sopra delle sue possibilità». Secondo Cristiana Muscardini (An) vicecapogruppo dell'Uen, Prodi «ha il diritto di tornare a fare politica attiva quando vuole, ma deve cessare di essere presidente della Commissione, perchè nessuno deve usare l'Europa come strumento di politica interna». D. T.

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