«An, tutti i ministri candidati alle Europee»

«Ci siamo riconciliati con la base». È soddisfatto il vertice di An dopo la manifestazione di domenica a Milano. Il corteo, il comizio dal palco di Fini, qualche fischio. Ma in generale sono tutti contenti. Come nelle migliori favole. Anche se un po' più consapevoli che quello giunto dalla base è un invito ma allo stesso tempo un avvertimento. «Ci siamo rimessi in movimento e questo per noi è sempre fondamentale», dice Gianni Alemanno. Per il ministro delle Politiche Agricole e leader di Destra sociale «è necessario che anche i nostri avvertano che noi che siamo al governo non siamo fermi, non stiamo sulle poltrone a cui non siamo attaccati e ci muoviamo sempre». E aggiunge: «Il punto importante di domenica è stato che Gianfranco Fini ha chiarito a tutti che il suo futuro è imprescindibile da quello di An. Lo sapevamo ma avevamo anche bisogno di sentircelo dire. Adesso siamo più uniti». Condivide il vicecoordinatore Italo Bocchino (Destra protagonista): «Siamo un partito di popolo anche stando al governo». Il leader della corrente maggioritaria della destra, Maurizio Gasparri, ammette che «qualche difficoltà l'abbiamo avuta». «Il nostro elettorato ha sofferto molto in questi mesi - aggiunge il ministro delle Comunicazioni - perché è stato sottoposto a un doppio stress. Il primo, perché le cose non vanno bene. Il secondo, perché litighiamo. I nostri non lo meritano e domenica si è visto. Per questo dico: facciamo la verifica, ma facciamola subito, non restiamo sempre a discutere perché non ci capiscono». Non la pensa così il viceministro al Commercio Estero Adolfo Urso, alla guida di Nuova Alleanza, secondo il quale anzi, An ha conquistato terreno: «Sono caduti tanti steccati di ceti sociali che non credevano troppo ad An. Penso soprattutto al mondo imprenditoriale. Guardavano An come un partito grande ma non decisivo. Ora guardano a Fini come l'uomo del futuro e ad An come il partito su cui scommettere». Ma resta una domanda: basterà una manifestazione di piazza? «Certo che no. Adesso andiamo avanti - risponde Urso -, candidiamoci tutti alle Europee, ministri, viceministri, sottosegretari. Tutti con Fini. Lo so che saremmo incompatibili, ma è il significato politico che conta». Mentre Cristiana Muscardini, capogruppo al Parlamento Europeo (ultimamente tra i più ascoltati consiglieri di Fini), aggiunge: «Dobbiamo impegnarci adesso su temi più umani e più sociali. Penso ad esempio alla cooperazione. Non possiamo affrontare il tema dell'immigrazione senza pensare a quanto sta accadendo in Somalia, alla guerra civile. E lo stesso non possiamo fare finta di nulla per quanto accade in Kenya oppure di quanto è cambiato il mondo negli ultimi due anni con il terrorismo». Tutti adesso guardano alla verifica. E all'eventuale rimpasto che potrebbe prevedere una delega pesante per An, forse per lo stesso Fini che potrebbe assumere la responsabilità della Difesa. Ma Muscardini non conferma, non smentisce, non glissa: «Gianfranco Fini per noi è in grado di fare tutto, di assumere qualunque responsabilità di governo. Chi meglio di lui sa dire quale. Insomma, sarà lui a scegliere». «Siamo più uniti al centro della politica italiana e anche sulla volontà di incidere di più nelle scelte del governo», insiste Alemanno. Il resto si vedrà. Gasparri concorda «anche se - avverte - qualcuno ancora non ha capito». Il riferimento forse è ai fischi partiti dall'estrema destra all'indirizzo di Fini quando il leader a Milano ha citato la questione del voto agli immigrati. «Ho girato l'Italia in queste settimane e su quel tema vedo sempre meno resistenze», replica Urso. Che sottolinea: «Tre giorni dopo la proposta andai a Treviso, e mi ricordo che in una manifestazione di centinaia di persone solo una coppia mi disse di non essere d'accordo». «Quella di Fini è stata un'ottima proposta - spiega Alberto Arrighi (Destra sociale) - che ci ha rimesso al centro della politica. Ma chi affronta la questione dell'integrazione in termini