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Rimpasto, sono già partite le trattative Il ministro Scajola: «Ci sono cose da aggiustare». Spunta anche il ministero dello Sviluppo

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Ma tutti alludono proprio a quello. Alla possibilità di mettere mano alla squadra di governo, paventata dallo stesso Silvio Berlusconi. Che ha parlato anche dell'ipotesi, se sarà necessario, di sostituire qualche ministro. Una mossa tattica quella del premier, probabilmente suggerita dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, che ha permesso di venire incontro alle richieste pressanti di An e Udc e quindi allentare la tensione per un po' di tempo. Una mossa che comunque non è dispiaciuta troppo alla Lega, visto che si tratta solo di un'enunciazione senza nessun impegno preciso. Quel che è certo è che le poche parole del Cavaliere hanno rimesso in moto il «totorimpasto». E le trattative sono già aperte. La destra chiede un ministero di peso, gli ex dc maggior spazio... Molto probabilmente a gennaio ci saranno solo aggiunstamenti, è possibile l'istituzione di qualche nuovo ministero. Una delle ipotesi sul tappeto è che possa essere creato un sorta dicastero dello Sviluppo, che accorpi alcune delle competenze dell'Economia e altre delle Attività produttive. Sarebbe caro proprio a Fini e Follini anche insistono per un bilanciamento. Lo stesso coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi, ammette che «c'è da parte di tutti la volontà di recuperare le ragioni profonde della nostra unità, che sono quelle di fare le riforme e cambiare il Paese». Ancora più esplicito Claudio Scajola (che venerdì ha avuto - anche lui - un lungo colloquio con il premier) che spiega come «ci sono delle cose da aggiustare com'è naturale dopo metà legislatura». Anche se, il ministro per l'Attuazione del programma, puntualizza che «ci sarà necessità di rivedere più che gli uomini, che sono tutti capaci, qualche aspetto» del lavoro dell'esecutivo. Anche lui, come gli altri, mette in guardia dall'uso di «parole vecchie come rimpasto o verifica». Riguardo alle fibrillazioni di questi giorni, soprattutto tra An e Lega, Scajola minimizza: è «una normalissima, ma nei toni eccessiva effervescenza, che deve essere ricondotta a ragione. È un compito del presidente del Consiglio che sta facendo». Chiosa invece il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi (Udc): «La cosa positiva di ieri (venerdì per chi legge) è che si è convenuto di fare una verifica di Governo nel prossimo gennaio quando, a metà legislatura e alla fine del semestre europeo, si approfondirà lo stato dell'arte. Che cosa accadrà poi lo stabiliremo in quel momento». La verifica insomma sarà a tutto campo e lo stesso presidente del Consiglio ha fatto capire che non vuole escludere a priori possibili soluzioni. L'unico punto fermo al momento è che non ci sarà un Berlusconi bis. Almeno sino alle Europee. La Lega parla poco, come anche Alleanza nazionale in attesa delle rispettive manifestazioni di oggi, entrambe in programma a Milano. Il Carroccio terrà una sorta di assemblea straordinaria: «Per oltre due anni qualcuno ci ha presi in giro - sottolinea Roberto Calderoli, braccio destro di Bossi -. Adesso è venuto il momento di fare chiarezza. Noi diremo la nostra e la base leghista voterà sui grandi temi delle riforme. L'impegno che abbiamo preso con il popolo, con gli elettori, di portare a casa le riforme». Per la destra il ministro Gianni Alemanno fa notare che «non è questione di poltrone». Nel dibattito interviene, anche se non formalmente, il presidente del Senato Marcello Pera che lancia un invito pressante: «Così come abbiamo chiuso il secolo buio dell'Europa con nuove istituzioni, chiudiamo il decennio oscuro dell'Italia con nuove regole. Insomma facciamo le riforme. Di ciò che è accaduto si occuperà la storia o, per i singoli casi ancora aperti, gli interessati nelle sedi e forme appropriate».

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