«Parlano le cifre. Ma io punto a novità diverse da l'Isola dei famosi. La Tv di destra non esiste»

Mi auguro che per scontare il "peccato" dell'Isola dei famosi, la Rai si inventi qualcosa di veramente forte culturalmente... Insomma, la novità della Rai non si può limitare a questo. No, non voglio fare il moralista, ma sinceramente ho delle riserve sui programmi standardizzati, quei format che troviamo uguali in tutti i paesi. Se alla guida di un quiz di successo c'è Amadeus o un conduttore turco, mi pare che il risultato sia lo stesso. Ecco, mi va bene così, ma vorrei che nella Rai futura ci fosse maggiore equilibrio fra prodotti originali e di importazione». Lei, nel CdA Rai ha ricevuto la delega sulle Reti: dove trova che ci sia più originalità e dove maggiore appiattimento? «Siamo fortissimi su informazione e programmi storico-divulgativi e più carenti nell'intrattenimento, ma parlo solo di indice di "creatività", naturalmente. Per questo ho appena avuto dal dg Cattaneo il via libera alla creazione di un canale sperimentale, una sorta di laboratorio Tv da lanciare, spero già ad inizio 2004, sul satellite e poi sul digitale. Con il presidente di RaiSat Carlo Sartori ci stiamo già lavorando. Si parla di accordi con le maggiori istituzioni culturali, ma anche di sperimentazione più leggera da sottoporre ad un pool di "saggi" della Tv, come possono essere Arbore, Mogol e Rispoli, che dovranno guidare e giudicare i risultati». «Isola dei famosi» a parte, la guerra Rai-Mediaset in questo momento ha acquistato dei toni così accesi da sembrare ad alcuni maligni «recitata», che cosa risponde? «Sono contento di ciò che sta avvenendo, perché la "Rai asservita a Berlusconi" e "il vertice che prende ordini da Arcore", risultano adesso frasi prive di significato. Sono i risultati degli ascolti che spazzano via queste dicerie. Oppure fingiamo così bene, che primeggiamo veramente. La tensione polemica che è tipica della sana concorrenza è evidente e non certo strumentale. La rimonta di viale Mazzini può dare fastidio a qualcuno, ma parla chiaro». Anche in merito al bilancio aziendale si parla di «artifizi contabili». «I dati economici sono in continuo miglioramento, ma non cantiamo certo vittoria, ancora». Con l'approvazione della legge Gasparri, anche per il vertice Rai cambierà tutto. Voi del CdA sembrate sulla strada della riconferma (guadagnata sul campo) con integrazione: le va di andare avanti per altri tre anni con il Consiglio a nove membri? «Il mio sogno sarebbe di durare più di quanto previsto dalle condizioni attuali e un po' meno di quanto prevede la nuova situazione. Se potrò portare avanti il mio progetto, che anche Ciampi ha apprezzato, sì, ci starei volentieri. Ma se i nuovi consiglieri si rivelassero soltanto espressione dei vari partiti, forse non mi sentirei a mio agio...». Esiste una Tv di destra e una di sinistra? «Non c'è una Tv di destra. C'è una Tv che ha un approccio più in sintonia con la linea governativa e una Tv di sinistra. Basta. E se qualcuno mi dice che Emilio Fede fa una Tv di destra, io allora sono un extraparlamentare di sinistra... Penso che al di là di queste etichette, in Tv è giusto dare spazio a tutti, come ha fatto Vespa con il film di Virzì. In Rai ci deve essere sempre pluralismo, ci sono Socci e Floris, ma ci potrebbero anche essere programmi più faziosi, dichiaratamente schierati o di nicchia. Anche le minoranze vanno tutelate. Basta ristabilire l'equilibrio». Quindi anche Santoro? «Sì, credo che potrebbe tornare con delle inchieste il prossimo anno». E Minoli? «Ho avuto assicurazioni scritte da Cattaneo. In primavera ci sarà un suo programma di informazione, non in prima serata, ma ci sarà». Veniamo al prossimo CdA, si parlrà anche della situazione dei rapporti Marketing-Relazioni Internazionali? «Ne abbiamo parlato. Non vogliamo