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La Fiom in piazza da sola, sì soltanto dal 15%

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Il sottosegretario al Welfare, Sacconi: «È stato un insuccesso plateale». Critiche da Cisl e Uil

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Oltre centocinquantamila metalmeccanici, secondo le stime sindacali, sono scesi in piazza a Roma sotto le bandiere della Fiom per protestare contro l'accordo separato firmato il 7 maggio scorso tra Cisl, Uil e Federmeccanica. Tre cortei sono confluiti verso piazza San Giovanni dove il segretario della Fiom Gianni Rinaldini e il leader della Cgil Guglielmo Epifani hanno tenuto il comizio conclusivo. La Fiom, maggioritaria nel settore, chiede di riaprire la vertenza e di sottoporre ai lavoratori la sua conferma. La tesi di Rinaldini è che «il contratto riguarda le condizioni normative e retributive dei lavoratori» e non è «proprietà dei sindacalisti». Quindi, forte di oltre 1.800 vertenze precontrattuali che riguardano 400mila lavoratori, ha denunciato l'inapplicabilità dell'accordo e ha sollecitato «l'apertura di un nuovo tavolo nazionale per il rinnovo». Infine, per dare sostanza all'ultimatum, ha annunciato altre otto ore di sciopero da articolare su scala regionale e nelle aziende. La Fiom difende un diritto sacrosanto ha spiegato Epifani nel suo intervento bacchettando Cisl e Uil colpevoli di aver firmato un contratto che prevede un aumento di 90 euro in busta paga contro i 135 richiesti dalla Fiom. «L'accordo non risponde ai bisogni e alle difficoltà delle famiglie, dei lavoratori e dei pensionati» è stata l'accusa. Ma il leader della Cgil ha lanciato anche un appello all'unità sindacale. Perchè, ha sottolineato, se in questo caso «manteniamo opinioni diverse le altre questioni ci uniscono nel merito». Un'apertura recepita soltanto a metà dai leader di Cisl e Uil che hanno criticato severamente lo sciopero. Savino Pezzotta lo ha definito «sbagliato» mentre per il segretario confederale Giorgio Santini è stato «un fallimento palese». Severo Angeletti: «non lascia segni, è stato del tutto inutile rispetto all'obiettivo prefissato». Categorico il presidente di Federmeccanica Roberto Biglieri sull'ipotesi di una riapertura della trattativa: «Il contratto c'è ed è giuridicamente corretto e legale». Accanto alle tute blu ha sfilato lo stato maggiore dell'opposizione. Il leader dei Ds Piero Fassino ha invitato i sindacati a «superare le divisioni». Durissime le parole di Fausto Bertinotti (Rifondazione) che ha denunciato «l'esistenza di una questione salariale gigantesca». E di Oliviero Diliberto (Pdci) deciso «ad abrogare le politiche sociali del governo». Lapidaria la replica del sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi: «Lo sciopero è stato un plateale insuccesso». Intanto è scattato il consueto balletto delle cifre sull'adesione. Secondo il sindacato è stata alta soprattutto al Sud. In particolare a Napoli con punte del 100% all'Ansaldo e all'Alfa di Pomigliano. Nel gruppo Fiat avrebbe scioperato il 40% dei dipendenti (il 17,6% secondo l'azienda). Infine il dato complessivo diffuso da Federmeccanica supera di poco il 15%.

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