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VENTITRÈ pagine in tutto in cui senza mai citarlo per nome, ma con riferimenti diretti ed espliciti, ...

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È questo il documento finito nella bufera e che ha fatto rischiare una crisi istituzionale a Palazzo dei marescialli. Lo scritto è del costituzionalista Alessandro Pizzorusso che sin dalla prime pagine richiama l'attenzione sulla «anomalia» costituita dalla «linea seguita dalla difesa di un determinato imputato, un imprenditore milanese incriminato per una lunga serie di reati comuni». Un imputato che - scrive il professore- «non si limitò ad assumere squadre di avvocati che assicurassero la difesa tecnica nell'ambito delle varie inchieste, ma procedette anche ad un'imponente serie di attività stragiudiziali», che gli permisero di «assicurargli assoluzioni, dichiarazioni di improcedibilità per prescrizioni o per altri motivi oppure quanto meno la sospensione dei processi sine die». Attività che Pizzorusso elenca puntigliosamente: l'«impiego sistematico dei mass media di sua proprietà per accusare di parzialità e di politicizzazione tutti i magistrati che, avendo dovuto occuparsi di lui hanno adottato decisioni non conformi alle richieste della difesa»; ma anche l'uso della sua maggioranza e dei suoi «ruoli di guida del governo italiano dei quali si avvalse pesantemente per influire in senso a lui favorevole». Pizzorusso parla di «interventi sistematicamente posti in essere da alcuni ministri della Giustizia a lui devoti per interferire a suo vantaggio nei processi in corso mediante inchieste disposte nei confronti degli uffici giudiziari», ma anche di «modificazioni della stessa legislazione». Un'«incredile vicenda» che «rappresenta la più vistosa violazione che i principi costituzionali abbiano subito in questi ultimi anni». Poi ha usato espressioni ritenute lesive della propria dignità da parte dei laici della Cdl. Visto che «una convenzione parlamentare assegna alla maggioranza cinque degli otto posti destinati ai laici e che in regime di partito-azienda tra il leader della maggioranza parlamentare e i suoi membri del Consiglio sussiste un vincolo assai stretto, la minaccia è molto più reale», scrive il professore.

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