Pensioni, braccio di ferro An-Lega
«Bisogna verificare se ci sono controproposte», dice il ministro Gianni Alemanno, annunciando che porrà la questione nel prossimo consiglio dei ministri, previsto venerdì. Anche il vice ministro dell'Economia, Mario Baldassarri, chiede che «Palazzo Chigi convochi immediatamente le parti sociali», e propone un «tavolo parallelo» all'iter parlamentare della delega. «Va bene. Ne parleremo venerdì. Poi vedremo», risponde secco dalla Russia Roberto Maroni. Ma a ribadire la posizione «dura» del ministero del Welfare è il sottosegretario Sacconi: «Non si aprono tavoli al buio» e «non credo serva una verifica nella maggioranza», dichiara. An insiste pure su una verifica tecnica dei numeri della riforma, dopo che la Ragioneria ha indicato stime di risparmio inferiori alle previsioni. Ma sia Tremonti che Baldassarri smentiscono: quelle stime sarebbero «errate». «È chiaro - insiste il coordinatore di An, Ignazio La Russa - che occorre un approfondimento». Ma Bossi va in supporto a Maroni: «Il risparmio previsto dalla riforma è a posto così». Il ministro Alemanno ritiene «necessario che Berlusconi scelga un momento in cui venga convocato un tavolo. E su questo tavolo si verifichi se ci sono delle controproposte dei sindacati sulla riforma delle pensioni». E annuncia che An porrà il tema della convocazione delle parti sociali sulle pensioni al prossimo consiglio dei ministri. A sua volta il sottosegretario al Welfare, Pasquale Viespoli (An), definisce «necessario il confronto con le parti sociali» e il vice ministro all'Economia Baldassarri (An) attacca esplicitamente il leader del Carroccio: «Per Bossi l'intesa sulla previdenza non si tocca. Ma Bossi ha dato soltanto una linea politica. La delega - aggiunge - non è un decreto-legge, e durante il suo iter nulla vieta il confronto con i sindacati. Per questo a Palazzo Chigi An chiede di convocarli senza perder tempo. Non si può certo pretendere che, in assenza di una convocazione, i sindacati vengano a suonare il campanello». Maroni ieri è a San Pietroburgo a parlare di welfare col suo collega russo, ma risponde anche da lì: vogliono portare la questione di metodo in consiglio dei ministri? «Va bene. Nessuna obiezione. Ne parleremo venerdì. Poi vedremo». Intanto è guerra sulle cifre. - GUERRA SULLE STIME. La Ragioneria dello Stato ha stimato che rispetto ai 12 miliardi di risparmio previsti, dalla riforma delle pensioni ne verranno solo 9. Questo fa dire a La Russa che «di certo occorre un approfondimento». Per Baldassarri però le stime della Ragioneria «sono errate», perché «i 12 miliardi attesi a regime venivano da una proposta secca: dal 2008 si va in pensione con 40 anni di contributi o 65 anni d'età per tutti. All'ultimo - spiega - sono state introdotte due correzioni: i 60 anni per le donne e il mantenimento degli attuali requisiti sulle pensioni d'anzianità per chi accetterà di passare al calcolo contributivo. È chiaro che i risparmi diventano inferiori». Il Tesoro, però, in una nota, parla invece di stime «basate su principi di prudenza contabile». Intanto l'on. Publio Fiori, vicepresidente della Camera, continua a combattere la battaglia «perché le pensioni vengano agganciate ai salari». «La politica - ha detto Fiori in occasione della cerimonia di premiazione dell'International Life Award alla Camera - deve conoscere le regole della morale».