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Minori, ecco cosa prevedeva il progetto di riforma

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È quanto prevedeva, tra l'altro, il progetto di riforma del tribunale dei minori, bocciato ieri alla Camera, più volte modificato in corso di discussione in commissione, il cui testo originario era stato presentato dal ministro della giustizia Roberto Castelli, e approvato dal governo, il primo marzo dello scorso anno. In un primo momento il provvedimento prevedeva una divisione tra competenze penali, che sarebbero rimaste a Tribunali specializzati e competenze civili, attestate a sezioni specializzate. Con un emendamento del governo presentato il 7 marzo scorso si eliminava la differenza tra civile e penale, spostandone la competenza ai tribunali ordinari. Un progetto da subito contestato da diverse associazioni di settore, dal Csm come anche dalla stessa Anm e dalla Aimf, l'associazione nazionale dei magistrati minorili. Critiche che sostanzialmente riguardavano l'abolizione dei consulenti esterni, e il cosidetto «giro di vite» nei confronti dei minori, misure che facevano concludere a molti che ci si trovava di fronte ad una legge che «faceva fare un passo indietro ad una legislazione invece all' avanguardia». Con l'abolizione dei consulenti esterni, sostituiti da ausiliari permanenti del giudice, quest'ultimo avrebbe deciso, tra l'altro, anche sull'affidamento dei minori, sull'adozione, sulla decadenza della potestà. Attualmente sono 29 i tribunali con queste competenze, mentre nella riforma si individuano già 100 sedi in cui istituire le sezioni specializzate, con l'obiettivo di arrivare, al termine, a sezioni specializzate per ogni tribunale. La composizione è prevista in quattro magistrati per ogni sezione. Con la riforma, inoltre, si voleva introdurre, nei processi con minori, anche il rispetto del principio del contraddittorio, che manca nei tribunali dei minori. Il disegno di legge prevedeva anche l'innalzamento delle pene e l'ampliamento delle ipotesi di custodia cautelare per minori; la possibilità che il minore, compiuti, sconti la pena in stabilimenti carcerari per maggiorenni, mentre ora il passaggio avviene ai 21 anni.

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