Maggioranza, è sempre più duello tra Bossi e Fini
Il Senatùr detta le condizioni per restare al governo, il leader di An: «Andiamo avanti lo stesso»
Il leader leghista sfida An e Udc, e detta quattro condizioni per restare nella coalizione, ma il vicepremier gli risponde a muso duro. In vista dell'assemblea federale della Lega, domenica prossima a Milano, il Senatur avverte che entro dicembre la legge sul federalismo deve essere approvata in prima lettura. Lui, spiega, ed è un altro dei quattro punti sui quali non è disposto a transigere, mai e poi mai dirà di sì al voto agli immigrati proposto da Fini. Può essere introdotto, a suo parere, solo con una revisione della Costituzione, ma «Fini ha i numeri in Parlamento per modificarla?». Comunque, secondo Bossi, non farà certo in tempo a verificarlo perchè «se si insiste sul tema dell'immigrazione, c'è la crisi». E i leghisti sono pronti a tornare a casa pure se An e Udc tenteranno di cambiare le carte in tavola sulla riforma delle pensioni. Infine, ed è la quarta condizione, il mandato di cattura europeo. Bossi è contrario all'intesa tra i paesi dell'Ue sul meccanismo che, sostituendo l'estradizione, dovrebbe consentire la consegna dei responsabili di reati gravi perché «nasconde un progetto dittatoriale, un'Europa governata dai magistrati». Ma ecco che Fini risponde con freddezza e fermezza agli ultimatum di Bossi. «Non dobbiamo agitarci più del dovuto, ma allo stesso tempo nemmeno intimorirci», afferma, spiegando che sulla proposta di voto amministrativo agli immigrati, naturale completamento della legge sugli immigrati, An andrà avanti. «Abbiamo le idee chiare, anzi molto chiare», replica alle minacce del Carroccio, e convinto che esista una larga maggioranza favorevole, negli italiani e in parlamento. Sul mandato di cattura europeo, secondo Fini, l'Italia non può isolarsi dai partner europei e non adempiere agli impegni presi. Al fianco di Bossi, contro Fini si schierano i leader leghisti. Il capogruppo alla Camera Alessandro Cè bolla il vicepremier di «eccesso di protagonismo» e lo rimprovera della dura risposta a Bossi perchè «è Berlusconi che deve fare la sintesi». «Vuol promuovere», lo accusa,«una sua personale leadership, e per questo prende una posizione agli antipodi rispetto a quella della Lega, cosa che è ormai uno stereotipo». La tensione tra Fini e Bossi è comunque tanto alta che il centrista Gianfranco Rotondi, direttore politico del quotidiano Democrazia cristiana scrive preoccupato che «di questo passo si avvicinano le elezioni anticipate». «Se ognuno dei protagonisti», osserva Rotondi, «segna un confine invalicabile ai propri principi, l'epilogo è prevedibile: nessuno cederà». «La verità è che», sostiene, «dopo tre anni una coalizione o sta in salute, o va a casa».