«È la solita pistola scarica, a gennaio si vedrà»
Mario Landolfi, portavoce di An, non si scompone più di tanto di fronte alle parole di Umberto Bossi. «Ogni tanto la agita e tutto finisce lì». Onorevole, un risultato lo avete ottenuto: Bossi non usa più insulti. È soddisfatto? «Guardi, gli insulti sono una questione di educazione. Mi occupo di politica. E francamente non capisco tutto questo timore del ministro delle Riforme visto che siamo perfettamente in linea con il percorso prescelto». Ma il leader delle Lega minaccia di nuovo le elezioni. Che cosa risponde? «Che non è la prima volta che lo fa». Veniamo al merito delle questioni poste dal Senatùr. Sulle pensioni An chiede di rivedere l'accordo? «No, il punto non è questo ma un altro». E quale? «Troppo spesso ci troviamo davanti a sindacati che vogliono fare i partiti e a partiti che tendono o tentano di fare i sindacati. La Lega questo errore lo ha già commesso per esempio imponendo di fatto l'avvio della riforma al 2008». Ora invece è il momento di far parlare i sindacati? «Certo, il sindacato faccia una proposta entrando nel merito della questione, stiamo aspettando». Insomma, quella del governo è solo una proposta? «È la risposta al problema previdenziale. La riforma è stata approvata all'unanimità e la sottoponiamo alle parti sociali». Quindi si può rivedere l'intesa? «Mi scusi, ma se ancora non c'è la controproposta...» Resta però il fatto che avete approvato una riforma delle pensioni e adesso la volete ritoccare. Perché? «Non vogliamo rivederla. La Ragioneria generale dello Stato sostiene che la riforma così come congegnata farà entrare nella casse 9 miliardi di euro invece dei 12 previsti. Dovremmo fare finta di nulla? Non credo». E allora si verifichi la riforma? «No, si verifichi il dato della Ragioneria. È quello che farebbe qualunque buon amministratore». Il punto di maggior distanza tra Lega e An è il voto agli immigrati. Il governo rischia? «La concessione del voto amministrativo agli immigrati a determinate condizioni è un'iniziativa dei gruppi parlamentari di An. Non è un'iniziativa del governo e come ha ribadito il presidente del Consiglio non fa parte del programma, quindi non c'è vincolo di maggioranza. Pertanto non vedo il nesso logico con l'ipotesi di crisi di governo». A gennaio sarà rimpasto? «Concluso il semestre di presidenza Ue, sarà necessario avviare una verifica». A gennaio? «Non abbiamo scritto una data precisa nell'agenda. Il punto è la necessità di rivedere il programma visto che dal 2001, quando abbiamo vinto le elezioni, è sostanzialmente mutato il quadro economico mondiale, europeo e soprattutto italiano». Sarà rimpasto? «Noi non siamo d'accordo con chi lo esclude a priori. La verifica deve essere a tutto campo, se togliamo una ipotesi prima di cominciare a parlare che verifica sarebbe?». F. D. O.