«Dal decalogo è sceso al quartetto Basta fiducia»
«A luglio aveva spiegato le sue dieci condizioni, adesso è sceso a quattro. Andiamo bene...», ripete Volontè. Presidente, il Senatùr comunque sembra aver moderato i toni. Non condivide? «Mah, forse oggi sì. E domani? Di certo ieri era ancora alle pallottole e ai calci nel sedere agli alleati». Ma almeno stavolta niente insulti, o no? «Guardi, che Bossi per una volta non usi insulti nei confronti degli alleati non mi sembra un grande risultato. Resta comunque un metodo, quello dei suoi aut-aut, assolutamente inaccettabile». Veniamo al merito. Quattro punti, partiamo dal primo: il mandato di arresto Ue. Che cosa ne pensa? «Noi siamo con il presidente del Consiglio che ha solennemente preso un impegno con tutti i colleghi europei di votare quella proposta». Secondo, il voto agli immigrati. «C'è una proposta di An di cui condividiamo il ragionamento che è alla base: se una persona lavora in Italia, paga le tasse e rispetta le leggi perché non deve votare almeno alle amministrative?». Terzo, potreste essere d'accordo sulla necessità della riforma istituzionale? «Certo, sulla riforma siamo d'accordo. Chiediamo un confronto ampio con tutti a cominciare dall'opposizione. Come ha detto chiaramente il presidente dei nostri senatori D'Onofrio è necessario aprire un dibattito con tutti, dentro e fuori il Parlamento». Quarto, proporrete emendamenti al decretone? «Noi ci auguriamo che si possa discutere e che quindi si possa trovare un'intesa per migliorare il testo, come ha fatto il Senato». E se anche in questo caso il governo proporrà la fiducia? «Spero non lo faccia. Altrimenti si deteriorerebbe ancor di più il rapporto tra Parlamento e governo». F. D. O.