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Previdenza e assistenza nel mirino dell'Ecofin

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Questo il messaggio contenuto in un breve documento inviato dal Comitato di politica economica di Bruxelles all'Ecofin, che sarà discusso oggi dai ministri finanziari della Ue. L'Italia è penultima dopo la Gran Bretagna per aumento della spesa pubblica per la popolazione anziana sul pil tra il 2000 e il 2050. Dalle proiezioni del Comitato risulta che il peso per l'Italia della spesa per anziani sul totale della spesa pubblica tra il 2000 e il 2050 in percentuale del pil aumenterà dell'1,5% (dello 0,1% tra il 2000 e il 2005, dell'1% tra il 2010 e il 2020 e dell'1,1% tra il 2020 e il 2030). Fino al 2050, il Paese nel quale la spesa per gli anziani sarà inferiore tra i 15 è la Gran Bretagna con un aumento dello 0,6%. Dopo l'Italia seguono Svezia, Portogallo, Irlanda e Belgio fra il 3 e il 4% del pil, Francia e Austria fra il 4 e il 5%, Danimarca al 5,4%, Germania e Finlandia fra il 6 e il 7%, Spagna al 7,4%, Olanda all'8,9%, Grecia al 13%. Secondo i dati al 2000 l'Italia è al sesto posto per la spesa complessiva per gli anziani con il 24,2% del pil. «Le proiezioni del gruppo di lavoro sull'invecchiamento della popolazione - è scritto nel rapporto sottoposto all'Ecofin - indica che si arriverà a un incremento della spesa pubblica tra il 3 e il 7% del pil nella maggioranza dei paesi membri entro il 2050 se non ci saranno correzioni». L'aumento più marcato sulla spesa pubblica dovuto all'invecchiamento sarà dovuto «a pensioni, assistenza sanitaria e assistenza a lungo termine in rapporto al quale potenziali compensazioni ottenuti dai risparmi in educazione e benefit di disoccupazione saranno probabilmente scarse». Quanto alle riforme degli anni '90, «sono state efficaci» ma non sono sufficienti. La spesa pubblica in pensioni aumenterà nei prossimi decenni tra il 3 e il 5% del pil, quella per assistenza sanitaria e a lungo termine tra l'1,5 e il 4%. I sussidi per la disoccupazione subiranno riduzioni «molto modeste» con cali significativi dell'1% del pil solo in due stati membri e attorno allo 0,5% in altri due stati. Nel 2000, secondo l'ageing working group della Ue, in Italia è aumentata più la spesa sanitaria (1,5% del pil) che non la spesa per le pensioni (0,3%) e l'assistenza a lungo termine (0,4%) mentre è scesa la spesa per educazione (-0,6%) e per i sussidi di disoccupazione (-0,1%). Nel documento si ripropongono le classiche indicazioni sulla sostenibilità delle finanze pubbliche con il maggior allarme per i paesi ad alto debito (nel 2005 l'Italia, secondo le stime della Commissione Ue, resterà il solo Paese dell'Unione con un debito/pil superiore al 100%). La sostenibilità viene intesa in relazione al rispetto del vincolo del trattato di mantenere il debito sotto il 60% del pil): sulla base dei programmi di convergenza del 2002 «c'è il rischio di finanze pubbliche insostenibili in metà dei paesi membri», rischio che aumenta considerevolmente se tutti gli stati «non raggiungono una posizione di bilancio in surplus o vicino all'equilibrio». Questa è una condizione «particolarmente rilevante per i quattro paesi dell'eurozona con i più alti deficit sottostanti (cioè strutturali - ndr) nel 2002: Germania, Francia, Italia e Portogallo». Chi si trova in una posizione più a rischio dovrebbe garantire sforzi addizionali «permanenti» tra l'1 e il 2% del pil «per raggiungere una posizione di finanza pubblica sostenibile».

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