Pensioni, la Ragioneria «smonta» gli incentivi
Il bonus del 32,7% per restare al lavoro riguarderebbe solo 9000 persone all'anno
È stata depositata al Senato e non vedo cosa si debba fare oltre al farla approvare in tempi rapidi dal Parlamento». E «se qualcuno mi vorrà "rimpastare" - aggiunge - faccia pure, non ho problemi». Intanto, dalla relazione della Ragioneria generale dello Stato depositata presso la commissione Lavoro del Senato, si evince un'altro elemento di ridimensionamento dei risultati della riforma stessa: il bonus del 32,7% previsto per coloro che potendosi pensionare non lo faranno non è abbastanza appetibile e potrebbe «essere decisivo solo per 9.000 soggetti sui 120-125.000 complessivi interessati annualmente alla misura». Inoltre, i costi per gli incentivi annulleranno nel prossimo anno i risparmi in termini di minore spesa pensionistica; il bonus dunque produrrà effetti finanziari positivi solo dal 2005. L'adesione annua dovrebbe interessare, secondo i calcoli della Ragioneria, circa 29.000 soggetti l'anno su 120-125.000, ma solo per 9.000 di questi (che avrebbero deciso di andare in pensione per motivi personali tra cui la penosità del lavoro) l'incentivo sarebbe davvero decisivo per scegliere di restare. La stima del periodo medio di posticipo è quantificata in un anno e mezzo. Secondo i calcoli, gli incentivi produrranno nel 2004 costi, in termini di minori entrate, pari a 79 milioni di euro, esattamente uguali ai risparmi per la spesa pensionistica. Negli anni successivi lo stratificarsi delle generazioni di soggetti che rinviano il pensionamento, il risparmio aumenterà: nel 2005 sono ipotizzati costi pari a 162 milioni e risparmi pari a 238; nel 2006 le minori entrate dovrebbero essere pari a 167 milioni, la minore spesa pensionistica di 244 milioni; infine nel 2007 le minori entrate sono quantificate in 172 milioni, la minore spesa pensionistica in 250 milioni. I calcoli si basano sul fatto che normalmente il 60% di chi matura il diritto sceglie di andare in pensione con i requisiti minimi, mentre il restante 40% posticipa l'uscita (e di questi il 40-50% va in pensione dopo un anno). Con gli incentivi sceglierebbero dunque di restare al lavoro, pur avendo diritto alla pensione, circa 29.000 soggetti su un totale di 120-125.000. Se per coloro che andrebbero in pensione per motivi personali (20.000 l'anno), in 9.000 (il 40-50%) aderiranno agli incentivi, per i soggetti che comunque avrebbero posticipato la pensione (100.000) l'adesione sarà solo del 20% (circa 20.000). Quanto invece alla riforma pensionistica nel suo complesso, la Ragioneria calcola una minore incidenza della spesa pensionistica in rapporto al Pil a partire dal 2009 (il risparmio per quell'anno è pari allo 0,2% del Pil) per arrivare ad un picco dello 0,7% a partire dal 2012 e fino al 2018.