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di MARINA MARESCA PRODI, incontrando a New York un gruppo di manager italiani, esprime ...

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Il presidente della commissione europea riconosce che la reazione alla sua proposta di lista unica dell'Ulivo è stata «buona, positiva», ma «se davvero tutti volessero il mio ritorno il problema non ci sarebbe». Il problema è, appunto, quello della sua candidatura alla guida dell'Ulivo e Prodi lo ha sollevato in un momento assai delicato per il futuro dell'opposizione. I Ds stanno infatti per lanciare tra tutti gli iscritti il referendum che deve dire sì o no a una lista unica per le elezioni europee dell'anno prossimo insieme a Margherita e Sdi. Il Comitato per il referendum incaricato di preparare la consultazione è alla terza ed ultima riunione, e la minoranza del Correntone, contraria alla lista unitaria e costretta ad accettare molto a malincuore la consultazione degli iscritti ds, cerca di contrastare fino all'ultimo, e con tutte le armi a disposizione, l'obiettivo indicato dal segretario Fassino e dal presidente D'Alema. Ieri ha tenuto un'assemblea, e il portavoce della minoranza Fabio Mussi non esclude che il Correntone possa decidere l'astensione al referendum. Intanto chiede precise garanzie sulle modalità di voto e su chi abbia diritto di votare. Soprattutto, l'assemblea congressuale fissata per metà novembre, non deve concludersi con un voto nè prendere alcuna decisione sulla lista unitaria dell'Ulivo, altrimenti il referendum nelle sezioni «diventerebbe un sondaggio, una parvenza di democrazia». Il Correntone diessino conferma però il sostegno a Romano Prodi quale leader del centrosinistra nei prossimi scontri elettorali. E lo stesso fanno i verdi anche se non intendono partecipare alla lista unitaria per le Europee. Per Alfonso Pecoraro Scanio «il leader oggi più naturale è Romano Prodi, mi sembra che questo sia un elemento largamente condiviso. Ma è evidente che il leader, se non c'è il programma, e quindi l'unità della coalizione, serve a poco». Pecoraro Scanio ricorda che l'Ulivo vinse nel '96 perchè aveva messo insieme tutta la coalizione, compreso Rifondazione comunista, e ha perso le elezioni nel 2001 perchè non aveva fatto l'accordo programmatico nè con Di Pietro, nè con Rifondazione comunista. L'unità, quindi, è più importante del leader. Non c'è alternativa a Prodi, naturalmente, per il capogruppo dei deputati della Margherita Pierluigi Castagnetti, che si chiede da dove nascano i dubbi del Professore. «L'Ulivo», dice, «deve affermarsi come una coalizione capace di governare il paese, e per questo occorre la credibilità, la professionalità la competenza e l'autorevolezza di una personalità come Romano Prodi». «Nel centrosinistra di persone contrarie al ritorno di Prodi come leader della coalizione non ne conosco: certamente ve ne sono molte nel centrodestra», dichiara il responsabile economico dei Ds Pierluigi Bersani, secondo il quale «è naturale che il Professore faccia paura al centrodestra perchè ha tutte le carte in regola per vincere».

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