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LE MOTIVAZIONI DEL GIUDICE

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«No alla croce anche se si vuole»

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È questo il presupposto sul quale il giudice del Tribunale dell'Aquila Mario Montanaro ha ordinato di rimuovere il crocifisso esposto nelle aule della scuola materna ed elementare di Ofena (L'Aquila). Giustificazioni anacronistiche e giuridicamente irrilevanti. «Le giustificazioni addotte per ritenere non in contrasto con la libertà di religione l'esposizione del crocifisso nelle scuole (e negli uffici pubblici), - scrive Montanaro - sono divenute ormai giuridicamente inconsistenti, storicamente e socialmente anacronistiche, addirittura contrapposte alla trasformazione culturale dell'Italia». Decisioni prescritte. Il giudice spiega che l'esposizione del Crocifisso nelle aule sarebbe prescritta perché risalente a due regi decreti del 1924 e del 1928. No al crocifisso in aula neppure se lo si vuole. Il magistrato non ritiene possibile neppure che il crocifisso resti in aula se sono favorevoli tutti gli alunni e i loro genitori: «Proprio perché - spiega - è in questione non solo la libertà di religione degli alunni, ma anche la neutralità di un'istituzione pubblica, non è possibile prospettare una realizzazione del principio di laicità dello Stato, e quindi della libertà di religione dei consociati «a richiesta», ma piuttosto deve essere connaturato all'operare stesso dell'amministrazione pubblica». Comprensione scorretta della fede. «In particolare nell'ambito scolastico - scrive il giudice Mario Montanaro - la presenza del simbolo della croce «induce nell'alunno una comprensione profondamente scorretta della dimensione culturale della espressione di fede», perché manifesta l'«inequivoca volontà» dello Stato, trattandosi di scuola pubblica di privilegiare il culto cattolico, «senza il minimo rispetto per il ruolo svolto dalle altre esperienze religiose e sociali nel processo storico dello sviluppo umano».

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