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di GRAZIA MARIA COLETTI TANTA voglia di autonomia.

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Ieri il via libera della Camera al Pdl su Monza-Brianza, che ha fatto felice Bossi, primo firmatario della proposta di legge su cui, però, si è presentata divisa la maggioranza in aula. E passano pure le proposte per il riassetto del territorio di Barletta-Andria-Trani in Puglia e Fermo nelle Marche. La voglia di camminare sulle proprie gambe in vista della riforma di uno stato federale contagia anche la maxi periferia della capitale, non senza filo da torcere, però. Ci sono scontri tra amministratori nell'hinterland di Roma che dovrebbe farsi in tre attraverso la nascita di altrettanti enti locali per cui sono già in Commissione affari costituzionali i relativi disegni di legge: uno per Guidonia-Tivoli a nordest della Capitale, firmato da Vittorio Messa (An), un altro dell'azzurro Mario Pepe per Velletri e comuni limitrofi nella zona dei Castelli e quello del diessino Pietro Tidei per Civitavecchia e litorale a Nord di Roma. Nell'hinterland della Capitale la partita per la nascita di Guidonia-Tivoli la stanno giocando Vittorio Messa, che è anche vicesindaco della Città dell'aria e il suo antagonista, il primo cittadino del centro Tiburtino, il diessino Marco Vincenzi che si oppone alla proposta. Tra i due prosegue lo scambio di battute. «Vincenzi non sa fare di conto perché sono 300 mila i residenti della nuova provincia e non 100 mila, segno che la mia proposta non l'ha neanche letta» ha detto ieri Messa replicando al sindaco di Tivoli che aveva sottolineato che la nuova nata «sarebbe una Cenerentola rispetto al colosso di Roma». Ma Vittorio Messa incalza. «A Vincenzi non è bastato il flop della sua mozione presentata a Palazzo Valentini in veste di consigliere provinciale. L'esigenza di riformulare l'assetto del nuovo territorio è sentita. Prova ne sia l'esistenza di altre due proposte di legge per i Castelli e Civitavecchia». Di più. Messa, Pepe e Tidei si alleeranno per arrivare prima in porto, senza guardare alle bandiere. «Adesso tradurremo in un'unica proposta di legge per la tripartizione della Provincia di Roma le tre iniziative che giacciono in Commissione affari costituzionali - continua Messa -. Dopodiché la parola spetterà ai cittadini con un dibattito aperto a tutti perché non è possibile che quattro o cinque sindaci possano arrogarsi il diritto di decidere il destino economico della comunità». Dice sì anche il diessino Pietro Tidei, già sindaco di Civitavecchia, il padre della futura provincia del litorale a Nord di Roma. «Riconfermo il mio intento forte di portare avanti in Parlamento la mia proposta, che nasce da una volontà popolare - ha detto Tidei -. In vista della riforma del titolo V della Costituzione non si può non mettere mano al riordino dell'hinterland di Roma». Ci sta anche l'azzurro Pepe che vorrebbe Velletri capofila del nuovo ente locale ai Castelli. «Il centralismo dello stato tende a togliere servizi importanti a comuni che non siano capoluoghi di provincia e ci dobbiamo attrezzare» ha detto Pepe. Monza-Brianza, intanto, ha già incassato un primo via libera. Ma che fatica. A Montecitorio la maggioranza è andata in scena divisa con An e Udc contro la Lega. Alla ripresa dei lavori dell'aula, ieri pomeriggio, Udc e An hanno chiesto di rinviare la discussione in commissione. Ma non sono stati ascoltati. Eppure Federico Bricolo, vice capogruppo alla Camera del Carroccio aveva suonato l'adunata con la richiesta dell'accordo in casa Cdl. Macché. Giampiero D'Alia (Udc) ha annunciato il suo voto contrario. Per Teodoro Buontempo (An) non si doveva arrivare in aula. E Forza Italia non è stata compatta. Andrea Di Teodoro ha difeso la proposta del Carroccio. Invece l'azzurro Ciro Falanga no. Alla fine Monza-Brianza ce l'ha fatta, anche se, con gli emendamenti dell'Ulivo, ha perso tre comuni: Cambiago, Caponago e Carugate. Resta invece Bernareggio. Soddisfatto comunque il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. «Continuerò a lavorare e vigilare perché l'iter parlamentare vada a buon fine» h

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