Meno clandestini con la legge Bossi-Fini Bisogna lavorare sull'integrazione. Dossier Caritas: dal 2001 incremento del 50%
Questo il bilancio provvisorio della legge Bossi-Fini secondo il sottosegretario al ministero dell'Interno, Alfredo Mantovano. Alla presentazione del XIII rapporto annuale sull'immigrazione Caritas - Migrantes, Mantovano ha sottolineato l'importanza degli accordi con i Paesi di origine o di transito degli immigrati diretti in Italia. «Superata l'emergenza, oggi circoscritta al canale di Sicilia, bisogna lavorare sul tema dell'integrazione - ha spiegato il sottosegretario - . Il che significa disponibilità di un alloggio, rispetto delle nostre leggi, inserimento dei figli a scuola, e interesse per la comunità nella quale si vive. In questo contesto si pone la proposta sul voto amministrativo». Un'esigenza che deriva proprio dal quadro presentato dal dossier Caritas, che vede, dal 2001, un incremento degli immigrati (dovuto a regolarizzazioni, nuovi arrivi e nuovi nati) del 50%. A fine 2002 erano quasi due milioni e mezzo, con un'incidenza sulla popolazione del 4,2% e con punte di oltre il 7% nel Lazio. Percentuali che confermano l'Italia a un livello di presenze fra i più bassi in Europa: si va dal 36,9% del Lussemburgo all'8-9% di Austria, Belgio, Germania. La quota maggiore di cittadini stranieri (58,7%) si concentra al Nord, in particolare nel Nord-Ovest (32,8%); poi il Centro (28,3%), il Sud (8,9%) e le isole (4,1%). Si concentrano in Lombardia, seguita da Lazio, Veneto e Emilia-Romagna. Motivi del soggiorno, secondo il rapporto Caritas, sono nel 55,2% dei casi legati al lavoro, mentre per il 31,7% da motivi familiari. Roma è la provincia più popolata da stranieri, con il 90% delle presenze laziali. Ma il polo di attrazione di nuovi lavoratori si rivela in assoluto il Nord Est, con un aumento annuo di immigrati del 19,4%. E nel corso del 2002 in Italia una assunzione su nove ha riguardato un immigrato. I più numerosi tra gli stranieri nel nostro Paese sono i marocchini, seguiti da albanesi, romeni, filippini e cinesi. Una classifica destinata a cambiare con le 703mila domande di regolarizzazione, di cui circa 600mila verranno accolte. In questo gruppo al primo posto figurano i romeni, al secondo gli ucraini e a poca distanza i polacchi. Ma è il policentrismo la caratteristica che distingue il "caso Italia": nelle scuole, dove il 3% degli studenti sono stranieri e 4 su 10 vanno alle elementari, sono ben 186 le nazionalità rappresentate. E tra gli immigrati regolari alla fine del 2002 prevalgono i cristiani, poi i musulmani. In minima parte induisti e buddisti.