Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Un siluro alle aperture di Fini sul voto agli immigrati

default_image

Alla fine rompe il silenzio: «Sembra offrire argomenti a chi contesta la possibilità di una pacifica convivenza»

  • a
  • a
  • a

Dove già si respirava un clima più tranquillo dopo le accese polemiche sull'apertura di Fini al voto per gli immigrati. Non se l'aspettava davvero questa mossa il leader di An, che nei giorni scorsi proprio sugli extracomunitari ha dovuto affrontare una fronda interna che ha provocato una mezza sollevazione nella base del partito. Poi, un po' alla volta, il vice premier ha convinto anche i più riottosi in campo interno. Per quanto riguarda gli alleati, a fatica Fini era anche riuscito ad ottenere che il problema del voto agli immigrati, come annunciato da Berlusconi giovedì scorso, venisse posto nel dibattito interno alla Cdl. Ma l'incredibile sentenza sulla rimozione del crocifisso l'ha spiazzato nuovamente. Il leader di An ci ha pensato su per alcune ore. Ma alla fine è stato costretto a diramare una dichiarazione dura. Non aveva scelta, altrimenti avrebbe dovuto affrontare nuovamente la base, che forse non gli ha perdonato fino in fondo la sua apertura agli immigrati. «Una decisione assurda, operata da un magistrato evidentemente in cerca di notorietà, che offende i sentimenti profondi della stragrande maggioranza degli italiani» ha dichiarato Fini, per il quale «la sentenza sembra fatta apposta per offrire argomenti a chi contesta la possibilità di una pacifica convivenza e di una rispettosa integrazione nella nostra società». Una linea di intransigenza condivisa dall'intera coalizione della maggioranza di centrodestra. «È una sentenza aberrante che deve essere cancellata al più presto» gli fa eco il ministro del Welfare, Roberto Maroni, per il quale «non si può accettare che un giudice cancelli millenni di storia». La parola passa quindi al ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu: «Rispetto questa sentenza - dichiara - ma mi sento offeso come cristiano e come cittadino. Il crocifisso, infatti, non è solo il simbolo della mia religione, ma anche l'espressione più alta di 2000 anni di civiltà, che appartengono interamente anche al popolo italiano». «La decisione della magistratura sul crocefisso è una delirante dimostrazione dell'irresponsabilità di quanti intendono calpestare le tradizioni religiose del nostro Paese» è il commento del responsabile delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri. Anche secondo il ministro delle Pari opportunità, Stefania Prestigiacomo, la decisione del tribunale dell'Aquila «va contro il sentire della maggioranza degli italiani e sicuramente non aiuta la reciproca comprensione tra le religioni, inducendo semmai nuovi motivi di contrasto». Sconcertato il presidente della Regione Lazio, Francesco Storace: «La mia posizione è di assoluta indignazione. Questo Paese rischia di fare passi indietro. Mi chiedo se in altri Stati noi possiamo non dico pregare, ma anche votare». Per il leader dell'Udc, Marco Follini, «chi immagina di promuovere la laicità rimuovendo i crocifissi dalle scuole sbaglia due volte». Per il vice ministro delle Attività produttive, Adolfo Urso, si tratta di «una sentenza che mortifica il sentimento degli italiani e danneggia il processo di integrazione degli immigrati». Il portavoce di Forza Italia, Sandro Bondi, va oltre: «Il Parlamento deve intervenire immediatamente per ristabilire la sovranità popolare e democratica».

Dai blog