Pezzotta pronto al dialogo ma vuole proposte nuove. Epifani chiede il ritiro della delega e più risorse
Dopo la protesta unitaria le confederazioni mostrano strategie diverse di fronte alla disponibilità dell'esecutivo I sindacati tornano a dividersi sulla trattativa
La Cgil invece non intende trattare se il governo non ritirerà la delega e non troverà risorse aggiuntive per il welfare. Fatto insieme lo sciopero generale, i sindacati confederali tornano ciascuno sulle proprie posizioni, con Via Po trattativista e Corso d'Italia in netta chiusura. A dare la linea della Cisl è ieri lo stesso segretario generale Savino Pezzotta. «Siamo pronti a ripartire da dove avevamo lasciato, e cioè dalla delega». Però, bisogna che l'Esecutivo dica qualcosa di nuovo. «Se il Governo, che ha in mano un documento nostro dove venivano puntualizzate le nostre proposte in merito alla delega che aveva presentato, vuol ripartire da lì, per noi non c'è problema» spiega, ma a questo punto deve essere chiaro che la proposta del governo deve essere cambiata». «Il governo — insiste — ha una proposta diversa da quella che ci ha presentato? Perché se la proposta è sempre la stessa si ricordi che già siamo andati ad uno sciopero generale. O si azzera tutto e si riparte da dove ci eravamo lasciati oppure il Governo ci presenti una proposta diversa». «Abbiamo fatto uno sciopero generale contro i contenuti dell'emendamento che Maroni presenterà lunedì in Senato; è chiaro — sottolinea — che non possiamo dire di sì ad una cosa a cui abbiamo detto di no ieri. A questo punto noi siamo per ripartire da dove ci eravamo lasciati cioè dalle nostre osservazioni alla delega. Se il Governo ha, dopo lo sciopero, meditato altre proposte ce le faccia sapere. Questo continuare a dire bisogna riaprire il dialogo va pure bene: noi non ci siamo mai sottratti al dialogo, ma sono i contenuti di questo dialogo che devono essere chiariti. Maroni chiarisca qual'è il contenuto del dialogo: se la proposta è sempre la stessa — conclude Pezzotta — non si fa nulla». Conferma invece il suo «no» netto la Cgil. «Nessun confronto con quella delega e i suoi emendamenti in campo, a maggior ragione dopo i risultati straordinari dello sciopero del 24 ottobre», dice la segretaria confederale Marigia Maulucci. «La condizione che poniamo per tornare al tavolo è la cancellazione della delega». «Il governo — ribadisce — deve cancellare la delega previdenziale che contiene l'esproprio del Tfr e la decontribuzione e i suoi emendamenti che annullano le pensioni di anzianità e riducono drasticamente le pensioni per chi sceglie il cosiddetto sistema flessibile». E non basta: «Prima di aprire il confronto con il sindacato — aggiunge la sindacalista — il governo deve anche trovare risorse aggiuntive per sostenere un sistema equo di welfare». Adriano Musi, segretario generale aggiunto della Uil, ieri sera dichiarava dal canto suo: Maroni «è ancora in tempo e ci auguriamo che rifletta e che decida di rivedere la sua decisione» di presentare l'emendamento alla delega. D. T.