Maroni: discutiamo, intanto vado avanti
Le misure decise dal governo scatenarono lo sciopero ma ci sono margini per trattare
«Siamo pronti — dichiara ieri a Varese — a riaprire il confronto con le parti sociali se ci sarà una proposta alternativa. Ci sono i tempi, i margini e i contenuti per fare un incontro», dice, e subito aggiunge che comunque «l'emendamento alla delega pensioni verrà consegnato domani alla commissione Lavoro del Senato. Lo avevo già detto che sarebbe stato presentato subito dopo lo sciopero». Maroni si dice ottimista sulla tenuta del quadro politico: «Il governo c'è ed è un governo che in due anni e mezzo ha fatto cose straordinarie, ci sono le premesse per arrivare a fine legislatura». Quanto alle tensioni nella maggioranza, il ministro del welfare non le nega e dice «che derivano dal fatto che ciascun partito ha storie diverse». L'emendamento alla delega pensionistica, dopo non pochi contrasti all'interno della maggioranza, aveva ricevuto il via libera di tutto il Consiglio dei Ministri il 3 ottobre scorso. Da allora il dissenso sindacale si è tramutato in opposizione fino allo sciopero generale e non escluse altre azioni di lotta, malgrado anche il discorso televisivo a reti unificate tenuto da Berlusconi per spiegare la necessità della riforma. La modifica alla delega prevede, a partire dal 2008, il requisito unico di 40 anni di anzianità contributiva per l'accesso alla pensione prima dei 60 anni per le donne e 65 per gli uomini. Quanto alle pensioni di anzianità verrebbero penalizzate: per i lavoratori con almeno 57 anni di età (58 gli autonomi) e 35 anni di contributi accesso alla pensione consentito fino al 2015, ma col calcolo contributivo e non figurativo. Prevede inoltre dal 1° gennaio 2004 il superbonus del 32,7% netto in busta paga per chi rimane al lavoro pur avendo i requisiti per andare a riposo:questo per i dipendenti delle aziende private, ma estensibile a quelli pubblici previa intesa, anche sulle compatibilità finanziarie, con Regioni, enti locali e parti sociali. Previsto l'inserimento nella delega anche di un «tetto» alle pensioni con un assegno pari o maggiori a 516 euro al giorno. L'eccedenza alla soglia massima andrebbe a finanziare le politiche sociali. Nell'emendamento non si sono invece modifiche al testo della delega riguardo alla decontribuzione e al modo in cui i trattamenti di fine rapporto (tfr) dei lavoratori finirebbero nei fondi pensione, argomenti sui quali il sindacato è sensibilissimo ma sui quali il governo si è detto disposto ad accogliere eventuali proposte alternative delle parti sociali. Non d'accordo col ministro su come gestire questa fase è l'Udc. Il capogruppo alla Camera Luca Volonté afferma che prima di presentare l'emendamento ci vuole un incontro con il sindacato, per dare «un segno concreto e importante» della volontà di dialogo e anche perché «se non lo farà il governo prima, sarà costretto il Parlamento poi a dover valutare la controproposta delle parti sociali». Secondo il vicepresidente dei senatori di An Oreste Tofani comunque «c'è il tempo per il mantenimento di una trattativa»: per l'innalzamento delle anzianità, infatti, potrebbe restare una finestra aperta, «una sorta di delega nella delega, per definire nel dettaglio e possibilmente attraverso il dialogo con i sindacati le modalità con cui raggiungere gli obiettivi di questa parte della riforma».