Pera: «Riflettiamo sul mandato di cattura Ue»
È questo il senso di un appello lanciato dal presidente del Senato, Marcello Pera che chiede a tutti di «meditare più accuratamente» senza rimanere vittime delle polemiche politiche ed evitando una suddivisione tra nemici e amici dell'Europa a seconda che si voglia o meno discutere su questa questione. «Noi comprendiamo le ragioni sottostanti a questo strumento - ha affermato Pera - noi sappiamo che dopo l'11 settembre ci sono ragioni di sicurezza che in certi casi prevalgono su ragioni di garanzia e di libertà. Ma siamo davvero sicuri che noi abbiamo meditato accuratamente e profondamente su quello strumento che in una maniera, a me è sembrata, abbastanza veloce, abbastanza poco approfondita, l'Europa ha approvato e ora sta consegnando ai Paesi nazionali sempre più in difficoltà?» «Davvero -ha insistito Pera- noi trattiamo le garanzie fondamentali dei nostri cittadini, davvero trattiamo le nostre libertà fondamentali nel modo in cui adesso ci viene proposto. C'è un modo per riflettere -si è chiesto il presidente del Senato- c'è tempo ancora da spendere per meditare più accuratamente oppure dobbiamo essere vittime delle polemiche politiche che ci impediscono anche di discutere, per cui chi volesse approfondire sarebbe considerato un nemico dell'Europa e invece chi volesse accettare sarebbe considerato il migliore degli europeisti?». Per il leghista Roberto Calderoli «con la prudenza che gli impone il suo ruolo istituzionale, il presidente Pera solleva forti dubbi sulla costituzionalità del mandato di cattura europeo, che erano stati già sottolineati dal presidente della commissione Giustizia della Camera Gaetano Pecorella». Gianfranco Anedda (An) si dichiara «assolutamente d'accordo» con Pera. «Se infatti è vero che un fenomeno come quello del terrorismo internazionale non può che essere combattuto con un accordo tra gli Stati - spiega - è anche vero che le norme che vanno sotto la denominazione di mandato di cattura europeo debbono essere conformi ai principi dell'ordinamento italiano». Come esempio, Anedda cita due questioni: «innanzi tutto il principio di legalità, per cui non si può essere condannati per fatti che non siano previsti dalla legge come reati, mentre la normativa europea usa espressioni estremamente generiche. Poi il problema dei provvedimenti di restringimento della libertà personale, che nel nostro ordinamento sono soggetti a impugnazione nei gradi inferiori e ricorribili in Cassazione». I Ds sono pronti a raccogliere l'appello del presidente del Senato ma finora non è stato possibile aprire una discussione sul merito del provvedimento, perché manca un testo del governo e ci sono soltanto «gli attacchi sconsiderati» dei ministri Umberto Bossi e Roberto Castelli. La posizione della Quercia viene sottolineata da Anna Finocchiaro, responsabile Giustizia del Botteghino, che incalza dunque il governo a risolvere la questione.