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Pensioni, dopo lo sciopero possibile il dialogo Per Baldassarri bisogna ragionare e discutere. I sindacati sfidano il governo con le loro proposte

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Per tutto il giorno resteranno chiuse scuole e uffici postali, i trasporti saranno a singhiozzo (treni fermi dalle 9 alle 13, aerei a terra dalle 12,30 alle 16,30). I sindacati scenderanno in piazza con manifestazioni in oltre cento città. Le principali saranno a Bologna, Roma e Napoli, con i comizi dei tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Sarà il quinto sciopero generale unitario di Cgil, Cisl e Uil dall'82, appoggiate in questa occasione anche dall'Ugl, sindacato dell'area della maggioranza, che scenderà in piazza con lo slogan «Giù le mani dalle pensioni. No ad una riforma della previdenza inutile e dannosa». Ma sui comizi incombe l'incubo dello scontro poiché, come ha annunciato il leader dei disobbedienti, Francesco Caruso, i «no global saranno all'interno dei cortei dei sindacati in quasi tutte le città». Alla vigilia dello sciopero, l'argomento su cui più si è discusso ieri è stato come affrontare il dopo, la riforma delle pensioni. Per il vice ministro dell'Economia, Mario Baldassarri, «il governo ha fatto le sue proposte, ora bisogna ragionare e discutere su come raggiungere gli obiettivi previsti». Ad auspicare la ripresa del confronto è stato anche il presidente di Confindustria, Antonio D'Amato. Da parte sua, il ministro del Lavoro, Roberto Maroni, con una battuta («Lo sciopero è part-time») ha suscitato l'ira del leader della Cisl, Savino Pezzotta, che ha replicato: «Se ne vogliono uno a tempo pieno, non abbiamo problemi». Ha quindi fornito la sua ricetta sul dopo sciopero: «Azzerate tutto e noi siamo pronti a sederci al tavolo per esaminare i conti della previdenza e vedere quali interventi sarebbero necessari dal 2005 in poi». Il segretario confederale della Cisl, Pierpaolo Baretta, è convinto che «dopo lo sciopero, la strategia sindacale dovrà essere di protesta e di proposta». Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ha anticipato la presentazione di «una proposta fondata su elementi di fatto che sarà riconosciuta come ragionevole dall'opposizione e dal governo». Già dalla prossima settimana i sindacati potrebbero presentare al governo una controproposta unitaria: niente innalzamento dell'età, ma solo incentivi per chi vuole restare al lavoro e inasprimenti contributivi per i lavoratori autonomi. Intanto, da un sondaggio emerge che il 58,5% degli italiani è contrario alla riforma delle pensioni. A dire «no» all'innalzamento dell'età pensionabile è il 60,8% delle donne, il 61,7% degli abitanti del Nord-Ovest, il 59,4% degli appartenenti alla classe socio-economica media-inferiore e il 66,3% delle persone comprese tra i 45 e i 54 anni.

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