Mandato d'arresto europeo, la Cdl divisa
L'europarlamentare socialista tedesco, che l'estate scorsa è stato al centro di una querelle con Berlusconi, è tornato ieri all'attacco sulla Procura europea e sul mandato di cattura Ue. Martin Schulz si è rivolto direttamente al presidente del Consiglio, chiedendogli di dire «in modo chiaro e definitivo» che cosa intenda fare per accelerare la loro istituzione. Con l'occasione l'europarlamentare ha invitato Berlusconi a richiamare all'ordine il ministro Bossi che ieri, in un'intervista a un quotidiano italiano, si è scagliato contro l'istituzione del mandato di cattura europeo. Non si è fatta attendere la risposta di Berlusconi, durante la conferenza stampa con Prodi: «La prossima settimana - ha annunciato il presidente del Consiglio - il Parlamento italiano discuterà e voterà la proposta del mandato di cattura europeo e della Procura Ue». Da Strasburgo il botta e risposta è volato a Roma, innescando una serie di reazioni a catena. Il primo a prendere la parola è stato il ministro per le Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione, annunciando che l'Udc presenterà una propria proposta di legge per introdurre in Italia il mandato di cattura europeo. Per Buttiglione «il mandato di cattura europeo deve essere attuato entro il 1° gennaio e il ministro della Giustizia non ha ancora presentato il proprio provvedimento. Visto che alla Camera è già in discussione una proposta dell'opposizione, chiederò al gruppo dell'Udc di presentare un testo autonomo». «Le parole di Schultz - ha aggiunto - sono una provocazione che va respinta. Però il mandato di cattura europeo va recepito e, se non lo faremo, non avremo più a che fare con provocazioni, ma con giuste domande». Nel riferire di aver attivato un gruppo di lavoro al suo ministero, Buttiglione ha offerto a Castelli la possibilità di far propria la bozza che è stata creata. Ma l'argomento ha mandato su tutte le furie il ministro per le Riforme, Umberto Bossi, per il quale si tratta di una norma «incostituzionale e criminale» che il Parlamento non può che bocciare. «Nessun cittadino potrebbe sentirsi sicuro di non finire nelle mani di questa giustizia criminalmente voluta dai neogiacobini e dai neobolscevichi europei» ha aggiunto il leader della Lega, mentre l'Udc aveva già pronta la replica: «Bossi - ha dichiarato il segretario, Marco Follini - non mi smuove dal mio sì convinto». Più pacato il commento del ministro dell'Interno, Beppe Pisanu, per il quale «il mandato di arresto europeo è un argomento che riguarda Castelli». Da parte sua, il vice premier Gianfranco Fini si è dichiarato «favorevole all'introduzione del mandato di arresto europeo e credo che lo sia anche il Guardasigilli». Affianco a Bossi si è schierato invece il parlamentare di Forza Italia Carlo Taormina, per il quale l'introduzione del mandato d'arresto europeo è «un'aberazione» in quanto «serve ad elevare all'ennesima potenza i poteri della magistratura e a moltiplicare i pericoli di abuso». Nel frattempo, in commissione Giustizia alla Camera, si decideva di trasmettere la proposta di legge (che i Ds avevano presentato proprio per accelerare il recepimento della normativa europea su questo tema) alla commissione Affari costituzionali. Allungando così, presumibilmente, l'iter del provvedimento. La questione, in realtà, si trascina dall'inizio della legislatura. Da quando cioè il governo italiano nel giugno 2002 firmò la decisione quadro sul mandato d'arresto europeo: una disciplina che cancella di fatto la procedura dell'estradizione e facilita notevolmente quella per l'esecuzione del mandato di arresto. In serata ecco esplodere un'altra polemica. L'Udc si è lamentata col Tg1 delle 20 per i «toni sconcertanti» con cui è stato liquidato l'argomento. Ciò costituisce un monumento al servilismo» afferma in una nota l'ufficio stampa dell'Udc. Antonio Iervolino, capogruppo dell'Udc in commissione Vigilanza della Rai, oggi chiederà all'Annunziata e a Cattaneo chiarimenti sull'accaduto durante la commissione di Vigilanza.