Probabili, a novembre, due manifestazioni: per il Mezzogiorno e contro la riforma della scuola
E il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, annuncia una lettera unitaria delle tre confederazioni agli iscritti per spiegare le ragioni del loro «no» alla riforma delle pensioni. Intanto dal ministro del Welfare, Roberto Maroni, arrivano nuove disponibilità al dialogo con i sindacati. Accusati, invece, dal leader degli industriali, Antonio D'Amato, di «mettere la testa sotto la sabbia». Cgil, Cisl e Uil puntano ad una «forte e significativa» riuscita dello sciopero generale di 4 ore di venerdì ma annunciano, allo stesso tempo, «ulteriori iniziative unitarie di mobilitazione» che saranno comunicate martedì 28 ottobre. Ancora nulla di deciso, dunque, ma al momento tra quelle più probabili ci sarebbero due manifestazioni, una per il Mezzogiorno, l'altra contro la riforma della scuola, da tenersi entrambe nel mese di novembre. I sindacati starebbero pensando anche ad una manifestazione nazionale a Roma per uno dei primi sabati di dicembre. «All'interno delle organizzazioni si sta discutendo su come dare continuità alla lotta», spiega il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, il quale si aspetta una «adesione immensa» alla protesta di venerdì. E che la mobilitazione non si concluderà con il 24 lo conferma anche il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, a meno che il governo non ritiri il suo provvedimento. «Allora - dice - si può aprire un vero confronto». Quanto all'eventualità di nuovi scioperi a dicembre, Epifani risponde: «Ogni cosa a suo tempo: adesso prepariamo bene questo che, dalle notizie che abbiamo, avrà un grande successo, poi vedremo come continuare». Sembra ormai certo, comunque, che le tre centrali sindacali continueranno a marciare unite sulle pensioni. Secondo Angeletti, i rapporti tra le confederazioni sono ora «abbastanza buoni e non ci sono ragioni perchè non lo debbano essere. Cerchiamo di costruire sulle pensioni una posizione comune». La lettera agli iscritti, infatti, porterà in calce la firma di tutte e tre le sigle sindacali. Anche ieri il ministro Maroni ha rinnovato la disponibilità a trattare da subito. «Senza aspettare lo sciopero generale - ha affermato - continuiamo ad sperare che il sindacato dia un segnale positivo. Finora - ha osservato - ho sentito solo dire che la legge Dini non si tocca e che non si deve fare nulla perchè i conti vanno bene così: è una non proposta, significa voler mantenere lo status quo che, invece, non va bene». Accusa, questa, rivolta al sindacato anche da Confindustria. «Lo sciopero generale cerca di rallentare un processo riformista che in tutta Europa si sta facendo con grande velocità», sostiene D'Amato il quale aggiunge: «c'e soprattutto delusione perchè di fronte ad una riforma importante per i giovani, per il Paese e per il nostro futuro, non si reagisce facendo degli scioperi e mettendo la testa sotto la sabbia».