«Anche l'Ugl protesterà il 24 ottobre Nella riforma condizioni inaccettabili»
E quello dobbiamo sempre rispettarlo. Il nostro scopo principale è tutelare i lavoratori. Quarant'anni di lavoro per andare in pensione sono una condizione inaccettabile». Stefano Cetica, segretario generale dell'Ugl, annuncia che anche il suo sindacato, nonostante sia dell'area di destra, il 24 ottobre scenderà in piazza per protestare contro la riforma delle pensioni. Come mai avete «tradito» il governo? «Quando il governo fa cose che condividiamo lo appoggiamo, in caso contrario ci comportiamo come un sindacato. Più che chiedere a noi perché aderiamo allo sciopero di quattro ore, bisognerebbe chiedere al governo come mai ha annunciato più lavoro e più pensioni e invece si è rimangiato le promesse. Se altri sindacati in passato hanno assunto atteggiamenti compiacenti solo perché credevano di avere davanti un governo amico, questo è un problema loro». Quali contatti avete avuto col governo sulle pensioni? «Nella trattativa dobbiamo rivendicare il ruolo positivo da noi svolto e i risultati ottenuti su alcuni temi, in seguito agli incontri ufficiali con Fini, Alemanno e Baldassarri. Siamo riusciti ad ottenere agevolazioni per le lavoratrici madri, un atteggiamento diverso nei confronti dell'invalidità, l'armonizzazione del pubblico impiego. Nel tavolo che si riaprirà ormai dopo lo sciopero tratteremo anche la riqualificazione dei lavori usuranti». Forza Italia ha offerto un confronto sulle pensioni in alcune fabbriche. Come giudica l'iniziativa? «Mi sembra una trovata ridicola. Hanno già sfruttato la televisione a reti unificate per illustrare la riforma. Credo che i parlamentari di FI avranno difficoltà a illustrare il progetto in fabbrica. Non c'è nessuno disposto a lavorare per 40 anni al reparto verniciatura della Fiat». Come giudicate la riforma del lavoro? «Per fortuna nella legge Biagi siamo riusciti a far inserire ben 43 riferimenti alla contrattazione nazionale. Ci preoccupano però alcuni aspetti della legge che hanno un impatto immediato sul mondo del lavoro, come il part-time. Dal 24 ottobre, infatti, il datore di lavoro potrà cambiare la collocazione temporale dell'orario con soli due giorni di preavviso e il lavoratore non potrà rifiutare il contratto sottoscritto. La legge ha infatti abolito il diritto di recesso».