«La Borsa continua del lavoro farà incontrare domanda e offerta»
Quali sono i vantaggi della riforma? «Nell'arco di un breve tempo, circa un anno, si realizzerà quella Borsa continua del lavoro che dovrebbe connettere tutti i servizi pubblici e privati, consentendo agevolmente l'incontro tra domanda e offerta. Compatibilmente alla crescita dell'economia, si dovrebbe arrivare a un aumento del tasso di occupazione, che in Italia è al momento la più bassa d'Europa. Credo che la legge possa rendere il mercato del lavoro più efficiente e trasparente». Come sarà possibile? «Ciò potrà avvenire anche grazie alle nuove tipologie contrattuali, destinate a conciliare il tempo di vita con il tempo di lavoro: lavoro a tempo parziale, lavoro a coppia, lavoro intermittente, tipologie nuove o riformate». Il disegno di legge 848 bis, secondo tassello nella riforma del mercato del lavoro, sta avendo un iter parlamentare lento. Riuscirà ad essere approvato entro dicembre, come era vostro auspicio? «Il disegno di legge è all'esame del Senato, dove è iniziata la votazione degli emendamenti, nonostante l'ostruzionismo dell'opposizione. Riprenderemo l'esame dopo la Finanziaria. Siamo determinati ad approvarlo entro i primi mesi del 2003. Certo, i 780 milioni di euro previsti per i 12 mesi non saranno disponibili da subito». Qual è stato lo scopo dell'incontro con i sindacati? «È stato il primo faccia a faccia con le parti sociali, così come previsto dalla legge, per raggiungere accordi interconfederali e per accompagnare la transizione fra vecchio e nuovo regime. Gli accordi tra le parti sociali sono utili, anche se non necessari, per offrire una cornice ad alcuni temi rinviati alla contrattazione, come i contratti a causa mista di formazione lavoro. Siamo comunque molto soddisfatti dell'incontro. Tutte le parti, nessuna esclusa, hanno dimostrato di voler discutere su una disciplina adattabile ai diversi territori e alle diverse aziende». La parola d'ordine della riforma Biagi è flessibilità, ma come mai non si parla di telelavoro? «Il telelavoro non è una tipologia contrattuale, ma un modo di lavorare». È comunque l'emblema della flessibilità. Chi lavora da casa regola l'orario secondo le sue necessità, evita i tempi morti dello spostamento in ufficio. Ma perché l'Italia è al penultimo posto in Europa nella classifica del telelavoro? «Si tratta di una modalità organizzativa, in gran parte legata al potere della rete informatica. Il nostro è un Paese in cui il potere digitale è ancora scarsamente diffuso». St. Mor.