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L'intesa tra le «colombe» della Cdl salva il governo

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Insomma, in ossequio al detto che «sotto le bombe lavorano gli ambasciatori» i diplomatici di An e Lega hanno cercato di ricucire, di smussare gli angoli, di trovare un'intesa. Soprattutto di ottenere un risultato fondamentale: quello di mettere al sicuro il governo dal dibattito parlamentare infuocato che si scatenerà sul voto agli immigrati e dalle violente polemiche che si sono scatenate. E, per ora, ci sono riusciti. Le colombe di An e Lega infatti si sono incontrate in più occasioni in questi giorni. Due giorni fa due esponenti del governo, Maurizio Gasparri e Roberto Maroni, sino sono visti a lungo per discutere della situazione nel pomeriggio e in serata si sono incontrati sono a notte i coordinatori dei due partiti, Ignazio La Russa e Roberto Calderoli. Ovviamente, tutti e quattro, aveva espliciti mandati dei rispettivi leader. Bossi era molto preoccupato della situazione, era convinto che dietro il voto agli immigrati c'era un disegno di Fini: il dopo Berlusconi. E ha spedito il fido Maroni a sentire che hanno da dire i finiani. Ma stringi, stringi il problema per l'Umberto è sempre uno: la devolution. E il ministro del Welfare ha voluto capire se è a rischio. Ma il responsabile delle Comunicazioni ha detto chiaro e tondo che da An non arriveranno ostacoli alla riforma che, a differenza delle urne aperte agli extracomunitari, non è nel programma elettorale. Quindi, dal partito di Fini non c'è l'intenzione di rompere il patto di governo, ma non devono esserci ostacoli, dall'altra parte, a Roma Capitale e all'interesse nazionale. Incassato l'ok, Bossi ha accettato di fare marcia indietro sulle dimissioni e ha promesso di fare il «buono». Di tutt'altro tenore il faccia a faccia tra Calderoli e La Russa. In questo caso s'è parlato quasi esclusivamente di immigrazione. Quasi, perché su un punto i due si erano trovati d'accordo: tenere fuori il governo da questa diatriba. Ma così non è stato perché il Carroccio ha schierato in campo il ministro di Giustizia, Castelli, il quale addirittura ha dichiarato incostituzionale la proposta della destra. Ora si corre un rischio che anche l'esecutivo entri nella diatriba. Per il resto, il coordinatore di An ha ripetuto in pubblico le cose dette in privato, con una chiara apertura sottolineando ancora che la proposta del partito di via della Scrofa «non è di un impegno previsto dal patto di governo», ma la proposta - ha sottolineato - «è nella logica prosecuzione della legge Bossi-Fini». E ha parlato di «un criterio nuovo, quello dell'effettivo inserimento degli immigrati nel tessuto sociale». Ma la Lega non ha raccolto e Bossi è tornato a tuonare. Aveva spiegato che si sarebbe limitato a fare un po' di baccano, un po' di rumore per aprirsi ai delusi della destra: «Meglio che votino per noi, per un partito del centrodestra, piuttosto che saltino il fosso e vadano dall'altra parte», era stato il suo messaggio. La tregua, comunque, non è morta. E le colombe riprendono a volare. F. D. O.

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